mercoledì 23 maggio 2018

In campo

SUL CAMPO DEL VILLAGGIO
La sveglia suona prestissimo e io sono ancora in coma. Vero che siamo andati a letto presto, ma la notte in aereo non è ancora stata smaltita del tutto. Giusto una cenetta leggera in compagnia di due topastri giganti che tanto hanno infastidito Gabri (ristorante sul fiume, la città non è proprio pulitissima, mi aspettavo ben più di due topi. Certo, non è stato piacevole scorgere quella lunga coda sotto il tavolo e poter osservare altri suoi simili muoversi furtivi, alla ricerca di cibo, ma lo davo piuttosto per scontato) e una passeggiata sul lungo fiume e poi via, crollato nel letto fino al fastidioso suono che mi ha riportato tra i vivi. La colazione a base di mango e papaya mi aiuta a riconnettermi col mondo e il seguente viaggio di quasi due ore fuori città per raggiungere la scuola di Missione Possibile dove da 6 anni giochiamo con poco più di 150 bambini, completa l’opera, perché il traffico, le macchine, i tuc-tuc, il paesaggio che man mano che usciamo dalla capitale cambia radicalmente, ridestano i miei sensi e accendono la mia curiosità, appiccicando il mio sguardo fuori dal finestrino e allontanandomi definitivamente dalle braccia di Morfeo. Una volta arrivati al villaggio, che Gabri sostiene chiamarsi Rong, un cordone di bimbi e bimbe in neroazzurro (anche qui è una figata, stile Uganda: i bambini che ci accolgono indossano le maglie degli ultimi sei anni di Inter…un cordone storico di accoglienza blu e nera! ) ci scorta fino al campo…campo…fino allo spazio di gioco: un terreno sconnesso di terra secca, adornato qua e la’ da qualche cacca secca di cane, delimitato da linee bianche e da due porte di legno. Insomma, un campo inter campus, niente da dire. E li, dalle 9 alle 15, siamo di scena noi e i due allenatori locali con i vari gruppi in programma per oggi, alternando allenamenti gestiti da loro ad altri gestiti da noi, evidenziando qualche limite loro nella gestione della seduta, ma allo stesso tempo la grande voglia e il grande entusiasmo di bambini e bambine sul terreno di gioco. Il sole batte forte, soprattutto durante la seduta delle 13:30, quindi il viaggio di ritorno risulta essere un po’ meno affascinante di quello dell’andata, ma una volta rimesso piede in hotel si accende in me qualcosa e in men che non si dica la stanchezza svanisce: via, ci si allena! E allora fuori, gran corsa intorno ai giardini che circondano il monumento all’indipendenza, gran sudata e gran soddisfazione per la bella giornata, conclusa alla grande con anche un tuffo e una nuotata sciolta nella piscinetta dell’hotel. Figata. Ora però ho bisogno di mangiare!!!


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