giovedì 3 maggio 2018

Babrov

BABROV

Qui le cose vanno diversamente rispetto a Voronezh. In questa cittadina sperduta nelle campagne a circa 200km a sud della grande città che sembra ferma agli anni ’80, con le sue casette decadenti per lo più in legno, alte massimo due piani, cantornate tutte da giardinetti minimal; con i suoi tubi gialli per il gas che scorrono esterni, non interrati; con i suoi parchetti e le sue ampie piazze, anche qui con ancora una statua sopravvissuta di Vladimir Ilic Uljanov (grazie Max), meglio noto come Stalin; con la sua scuola fatiscente, all’apparenza abbandonata, che ci accoglie, dove giochiamo con i nostri bambini. Qui, in questa cittadini, riusciamo a realizzare il nostro progetto con continuità e qualità, grazie al costante lavoro del nostro allenatore, Vadim, impegnato al 100% per questi bimbi, essendo anche loro professore, oltre che allenatore Inter campus. Bimbi anch’essi per lo più orfani, o abbandonati e quasi tutti con disabilità intellettive, o ritardi nell’apprendimento (le maestre ci dicono il 100%) che grazie al loro impegno, alla loro partecipazione costante agli allenamenti lentamente stanno crescendo, migliorando, colmando i propri deficit, oltre che, ovviamente, divertirsi e stringere forti legami tra loro. Questo loro entusiasmo, questo loro divertimento lo tocchiamo con mano appena entriamo dal portone: sono tutti pronti, vestiti di tutto punto in neroazzurro, tutti carichissimi, pronti a giocare, tutti intorno a noi e smaniosi di scendere in campo. E allora…andiamo in campo! Inizio io, poi prende in mano le cose Juri: i ritmi sono adeguati alle loro possibilità, ma sicuramente superiori a quanto mi aspettassi e anche se con evidenti deficit anche motori, la seduta scivola via con semplicità, con grandi sorrisi e grande divertimento…per lo meno mio! Bello, bellissimo allenamento. Anche la partita finale, nella sua confusione, nel suo disordine, mi stupisce, perché comunque, nonostante tutto, giocano, corrono, rispettano le regole, provano a rispettare le consegne che diamo loro, insomma, si allenano. E questo è ciò che voglio. Disabili gravi o meno gravi, rispettando sempre le possibilità di tutti, la volontà e l’impegno di ogni bimbo che scende con me in campo, sono determinato, forse con loro ancora di più, a lasciar loro qualcosa, a insegnar loro qualcosa grazie a quella sfera che tutto permette. Non mi basta farli “giocare a palla”. No, non sarei inter campus. Inter campus vuole, non deve, portare una crescita, un miglioramento a tutti i bimbi che decidono, che vogliono, stare con me, con noi,  per uno, per due, per mille allenamenti, abili, meno abili, disabili…chiamateli come volete. Tutti possono imparare a giocare, ognuno coi suoi tempi e ognuno coi suoi talenti, con le sue possibilità di riuscita, ma tutti devono (qui dovere è necessario) godere di quella palla che rimbalza, perchè come disse una volta Ernest Happel “a day without football is a day wasted”.


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