venerdì 27 ottobre 2017

Il jet leg è una ca..ata

CARACAS
Quando sali in aereo e ti cambiano il posto per regalarti un upgrade, capisci subito che la missione, che già è una di quelle che preferisco, parte nel miglior modo possibile. Sedermi quindi comodo al mio posto, ma soprattutto riuscire a sdraiarmi quasi a 180 gradi, è un regalo inaspettato che celebro al meglio: crollo secco per cinque ore filate tra le braccia di Morfeo, sogni inclusi, dimezzando cosi il tempo di viaggio che separa Parigi da Caracas e arrivo nella capitale venezuelana piuttosto tranquillo, senza grossi acciacchi dovuti alla sveglia o al lungo volo. Accolto all’arrivo dall’immancabile Mesa e da un caldo-umido degno di Douala, passo il tragitto aeroporto-hotel con il naso fisso fuori dal finestrino, cercando di cogliere da ciò che questa immensa e incasinatissima città mi presenta, gli eventuali cambiamenti, gli sperati miglioramenti, che però non sembrano palesarsi, anzi: mi sembra tutto più fatiscente e sporco del solito e seppur anche tutto molto più calmo, piatto, non colgo grossi segni di crescita. Parlando col nostro “profe” ho la conferma delle mie impressioni: altro che migliorare, qui le cose peggiorano di giorno in giorno. L’inflazione continua a crescere e a strozzare la “nostra gente”,quella del barrio san isidro, che si ritrova senza possibilità economica di comprare cibo, tanto che ci sono bambini che saltano gli allenamenti perché non riescono a mangiare nel corso della giornata! Incredibile. Solo in Congo avevo toccato con mano situazioni simili e ritrovarmi qui, tra grattacieli e macchine di lusso, a fronteggiare gli stessi problemi mi sembra assurdo, seppur sia facile trovare una sottile linea di congiunzione tra i due paesi:  entrambi sono potenzialmente ricchissimi, uno grazie a riserve immense di petrolio, l’altro grazie a minerali di ogni tipo, ma entrambi regalano queste ricchezze a pochi, pochissimi, tenendo alla fame il resto del popolo e costringendolo in una sorta di dittatura. Alla fine tutto il mondo è paese…
Scorre veloce la strada fuori dal finestrino e in meno di un’ora dal “basso” de la guaira, dove si trova l’aeroporto, arriviamo ai quasi 900 metri dell’hotel Pestana. Check in, allenamento, cena e…poco prima delle 21 sono in branda, confermando ancora una volta a me stesso che il jet leg è una cazzata dell’uomo bianco: secco, crollo nel letto in tre secondo netti e fino alle 7 passate del giorno dopo non apro un solo occhio, per svegliarmi quindi riposato e rilassato, pronto per la 12km in programma oggi, prima del corso e degli allenamenti. Vamos profe, vamos a trottar!

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