venerdì 13 ottobre 2017

Here in Jerusalem

"Oggi a Gerusalemme con la macchina non potrete certo entrare", ci dicono dopo l'allenamento di Tel Aviv con i "nostri" profughi, insieme ai nostri bimbi ebrei. Perché? Perché c'è una mega manifestazione pro Israele che inonda le strade di gente, provenienti da tutti gli angoli del mondo e per far loro spazio la città santa rimarrà bloccata. Bene. Niente male. Proprio oggi che alle 16 abbiamo allenamento con i bimbi "delle due parti" insieme, riuniti sullo stesso campo dalla forza attrattiva della palla e, of course, della maglia neroazzurra. Che facciamo? La macchina tanto non l'abbiamo, quindi proviamoci: prendiamo un pullman dalla stazione di Tel Aviv e proviamo a vedere se riusciamo ad arrivare in tempo e soprattutto...se riusciamo ad arrivare!
Di corsa, allora, terminata la seduta del mattino (che ha mostrato grandi miglioramenti, per lo meno comportamentali, nei nostri bimbi!), zaino in spalla, prendiamo un primo bus, per poi salire su questo "405", diretto verso Gerusalemme, sperando che sia solo una leggenda quella che ci hanno narrato riguardo al traffico cittadino.
Fuori dal finestrino scorre la città che man mano va diradandosi, lasciando prima spazio agli uliveti e quindi alle grandi colline che ci conducono lassù, in cima, fino agli 800mt di Jerusalem, di Al Quds; un po' di traffico, un po' di confusione, ma riusciamo in poco più di un'ora a giungere a destinazione (un percorso che di solito richiede circa 45 minuti, per cui...ci è andata bene) e a muoverci a piedi nel casino della città, tra le sue millenarie strade, respirando il fascino unico e...mistico di questo posto. La città vecchia però, per il momento, la sfioriamo soltanto: obiettivo di oggi è beit safafa, il "nostro" quartier generale, là dove si trova il nostro campo e dove giocano i nostri bambini, che quando arriviamo in macchina insieme a Ema e Arturo sono già presenti. Per lo meno quelli palestinesi. Gli ebrei arrivano dopo, alla spicciolata, ma arrivano. Anche uno con i payot, la Kippa e i tallit si unisce al gruppo e la cosa non va sottovalutata. Per fortuna è anche abbastanza abile con la palla, per cui dopo un inizio stentato con il gruppo di bambini arabi (che lo guardavano come fosse un marziano e si domandavano chi fosse e perchè fosse li) li conquista e si guadagna la loro attenzione e il loro favore, al punto da essere conteso al momento della formazione delle squadre per la partitella. Che successo. Se si pensa che oltre a lui, altri due nuovi "evidentemente" ebrei si sono uniti al gruppo, direi che la strada è quella giusta, anche se...si può fare di più. Molto di più. 

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