martedì 7 luglio 2015

In viaggio verso Kinshasa

CONGO

Africa nera: rieccoci!!! Rimettersi in viaggio dopo l’amaro in bocca lasciato dall’ultima avventura cubana era un’esigenza più impellente del solito e nonostante le due settimane italiane siano piacevolmente trascorse e volate insieme alla mia splendida panciona, ora son proprio felice di essere di nuovo in volo. E soprattutto di esserlo per muovermi verso il Congo!Iniziava a mancarmi l’Africa, oltre ad iniziare a mancarmi il viaggio. Fino ad oggi, in questi dieci anni di Inter Campus, fermarmi troppo a lungo a casa è sempre stato quasi un problema per me, o per lo meno una limitazione, una forzatura, un limitare il mio lavoro, ma adesso qualcosa potrebbe cambiare in me. Anzi, certamente qualcosa cambierà nella mia vita quando la bimba nascerà: sono curioso di capire come. Cambieranno le mie esigenze? Il mio ipercinestesismo verrà placato? La mia insaziabile voglia di viaggiare, di cambiare campi ove giocare diverrà un assurdo ricordo? Cacchio, una nana a casa e io dall’altra parte del mondo…Si, si, qualcosa cambierà per forza!!! Già ora non tornare a casa per parlare con "un ombelico" mi manca!!! Be’, si vedrà. Saranno due grosse esigenze che dovranno trovare un equilibrio, un accordo, un compromesso (come ho odiato questo sostantivo in “gioventù”), che porteranno una ulteriore evoluzione a questo mio piccolo mondo. Positiva, bien sure. Staremo a vedere.
Per ora, però, tuffiamoci in questa nuova missione: Congo, Kinshasa prima, Lubumbashi subito dopo. Iniziale breve toccata e fuga nella capitale, per poi trasferirci 4 giorni in Katanga, da Gabriele Salmi e dalla “sua” Alba Onlus. I primi giusto per vedere i nostri bambini, fare un allenamento con tutti i gruppi, incontrare gli allenatori e vedere come si può portare avanti, e se si può portare avanti, la nuova ipotesi di progetto dedicato a quei bambini usciti da inter campus, sopra quindi i 14 anni, dotati di talento, che da oggi potrebbero essere inseriti in una vera e propria scuola calcio locale, messa in piedi da italiani, orientati a dar vita ad una società professionista, organizzata secondo i criteri europei, invece di abbandonarli per strada perché per statuto nostro non ci occupiamo più di loro dopo i 14 anni. Potrebbe essere una bella soluzione per loro. Certo, peccato fare “selezione” e tenere legati al campo da calcio solo i più bravi, ma…piutost che nigot, l’è mei piutost, e quindi piuttosto che perderli tutti, tenerne almeno una parte legata allo sport, alla pratica calcistica e, chissà, riuscire a dar loro la possibilità di coltivare, di sfruttare appieno il proprio talento, per fare del pallone la propria vita, potrebbe, ripeto, essere una bella cosa. Non sarebbe sociale anche questo, d’altra parte? In un paese dove non esiste il settore giovanile, dove le squadre professioniste esistono sono “per i grandi”, dove i bambini giocano solo per strada o con noi, se fanno parte del camp kokolo, zona poverissima della città, riuscire a dar forma a squadre giovanili, con allenatori preparati, che proseguirebbero il nostro lavoro educativo, oltreché, ovviamente, tecnico, non potrebbe essere una opportunità incredibile per ragazzini altrimenti destinati quasi certamente ad abbandonare lo sport? Così, sulla carta, la cosa mi piace: vedremo poi sul campo. E allora via, partiamo!

3 commenti:

  1. Solo per il fatto stesso di pensare che qualcosa cambierà, vuol dire che già qualcosa è cambiato in te. Sicuramente rimpiangerai questa tua libertà e passeranno mesi prima che ti renderai conto che fare il padre è il lavoro più difficile ed impegnativo del mondo. Capirai che ogni tua decisione non verrà presa solo rendendo conto a tè stesso e sentirai l'esigenza di trovare un equilibrio. Di una cosa sono certo: il mondo e soprattutto la tua bimba hanno bisogno di padri come te.

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