giovedì 13 giugno 2013

Brasile: Rio de Janeiro


12 giugno

Via! E questa volta per davvero! Partenza con Petronio (madonnina ma che nomi hanno alcuni da queste parti) il taxista appena conosciuto,  alle 8 dal nostro hotel in copacabana e dopo "soli" 60 minuti di ingaraffamento eccoci in favela, la Salsa e merengue, una delle poche ancora non pacificata, quindi ancora in mano alle bande, accolti da un ragazzino armato di pistola all'angolo, al quale dobbiamo mostrare le nostre facce, rallentando, abbassando i finestrini e facendoci vedere con Del e compagnia, giusto per evitare errori. Già, perché proprio a quest'angolo ieri, ci raccontano, è stato ammazzato un uomo, che al segnale di alt della sentinella invece di fermarsi e abbassare il finestrino ha accelerato, con i vetri oscurati belli alti, segnando con le proprie mani la sua fine. Mostriamo quindi ben, bene, con calma le nostre facce, prima di scendere in campo!!! Campo che si trova a margine di un fiume putrido, nero e puzzolente, discarica di un po' tutto il complesso della Mare, che dona alla zona un olezzo nauseabondo, tipo calzettone al termine di una partita giocata alle due del pomeriggio di Luglio: da sbocco! Davvero da sbocco. Non sono in grado di rendere a parole quella sensazione, ma credo comunque che nel mio cervello rimarrà intatta ancora a lungo. Puzza a parte, arrivati al campo capiamo ben presto che  l'allenamento preparato in mattinata in vista di un gruppo di 60 bambini, con un campo regolamentare a disposizone va cestinato e rivisto da capo: ci troviamo infatti su di un campo a sette piccolo, con 71 bambini, di età variegate e grande entusiasmo da governare. Insomma, grande, solito, casino in puro stile inter campus. Nessun problema, due parole con Gabri e Juri e si parte: gruppi da 17/16 bambini, obiettivo guida della palla, esercitazioni elementari e tutto si volge al meglio. I bambini sono bravi, non a giocare, li son proprio pippe, ma come bimbi, nel senso che ascoltano molto, non son mai sopra le righe, sono attenti e motivati e ci mettono così nelle condizioni migliori per lavorare e cercare di divertirli e divertirci il più possibile e infatti le due ore diventano due ore e mezza e volano via con grande semplicità. Soliti saluti, solite foto ed eccoci a pranzo in un ristorante delle favela, luogo di incontro di banditi e lavoratori classici, di uomini e donne che vivono in questo mondo parallelo, dentro il mondo detto reale. Che microcosmo incredibile: vere città dentro le città, alternative ad esse. Nemmeno il tempo di finire il pranzo e rieccoci in campo: altro nucleo, vila olompica de caju, altri 40 bambini, altro super allenamento; altri sorrisi, altri bimbi, altre foto, altre esperienze. Bellissimo. Non contenti dell'intensa giornata, rientrati in hotel con Alex e il suo fiume infinito di parole, garmin, maglia da allenamento e via, sul lungo mare di Copacabana per un grandioso allenamento aerobico, insieme a Juri e Gabri: ognuno col suo passo, col suo obiettivo, ma tutti insieme nell'intento di allenarci! Grandi. Con una Silvia in più sarebbe perfetto tutto...

3 commenti:

  1. Oooooh, bello il tuo racconto!!
    ...reso senz'altro migliore dalla chiusa!!
    Ciao!!
    Marzia

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  2. Certo che a leggere i tuoi racconti viene voglia di mollare tuto e seguirti.!

    Gian

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  3. Con le due nane che hai a casa, diventa difficile staccarsi da tutto, cacchio. Io stesso farei, faro', piu' fatica a viaggiare. Ciao Gian!!!

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