martedì 12 febbraio 2013

Camerun 9 febbraio

9 Febbraio
 
Ripreso il possesso totale, per quanto mi sia possibile, delle mie facoltà mentali, eccoci pronti per una gran giornata "sans limit", come dice Francis, senza sosta, perché oggi non è prevista pausa: corso alla mattina, parte pratica coi bambini alle 11, quindi test finale per gli allenatori, correzione test e le solite mille, organizzatissime, strutturatissime cerimonie di chiusura. Dopodiché, in relazione all'orario, vediamo il da farsi.  Direi che il programma non è niente male...

Uff, che giornata! Bellissima, intensissima, chiusasi con un bel confronto al tavolo su quanto e come il comportamento del singolo possa condizionare, determinare il comportamento del collettivo, perché mica sempre di calcio e allenamento si può parlare, il tutto scaturito da osservazioni su di noi, su ciò che si fa, sulle giornate trascorse a condividere il nostro modo di lavorare sui bambini, il nostro approccio totalmente differente nei confronti dei bambini: quanto di ciò che mostriamo e condividiamo con gli allenatori locali rimane, condiziona, migliora le cose? E quanto è giusto cercare di modificare il loro approccio al bambino? Il loro essere così "cattivi", duri, senza sorrisi, è parte della loro cultura, del loro modo di essere, di intendere, di concepire l'educazione da centinaia di anni e da sempre questo modo di fare ha cresciuto bambini: perché ora dovrebbero cambiare? Perché arriva il nassara di turno e dice l'opposto? Certo, son convinto di quello che faccio e del fatto che il mio, nostro, modo di fare coi bambini sia l'approccio ideale per accompagnare nel suo percorso di sviluppo il giovane calciatore, per cercare di contribuire alla sua evoluzione non solo dal punto di vista tecnico o motorio, ma anche educativo/comportamentale, ma è ideale per me, per noi, per la nostra società, per la nostra cultura e qui, come in Congo o in Angola ad esempio, tutto risulta incomprensibile, inadatto, fuori luogo. Quindi che fare? Francis dice che dobbiamo insistere per cambiare le cose, perché l'educazione con il bastone va estirpata anche qui, anche in Camerun, ma ogni volta, ogni allenatore che incontro, piuttosto che accogliere il bambino col sorriso, mettendolo a suo agio,  si comporta con lui come un generale dell'esercito, urlandogli ordini e richieste di mille tipi, mettendomi in difficoltà, lasciandomi indeciso non tanto per quanto riguarda il mio agire col bambino, ma piuttosto il mio agire con lui, il mister, e con i suoi colleghi. Mah, la domanda ancora una volta non ha trovato risposta, ma io continuo a sperimentare e a (senza d, come insegna sesè)  interrogarmi sul da farsi, perché è sempre meglio avere un quesito in testa, piuttosto che una risposta. Se no sarei già arrivato.

Che ridere: siamo andati a messa, 90 minuti di funzione guarda caso, e sul foglio dei canti c'era il mio nome! Così a fine Messa, presentandomi ad un amico di Francis, lui mi ha chiesto: "quello del foglio?" e giù a ridere. Chissà cosa ci faceva il mio nome, per intero, nome e cognome, su quel foglio...

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