martedì 10 luglio 2012

Camerun: Luglio 2012

Africa, sweet Africa...
Rieccomi in Italia, dopo 8 giorni intensissimi in Camerun: 8 giorni di corso, allenamenti, difficoltà varie e divertimento; 8 giorni senza internet e quindi senza la possibilità di aggiornare il blog e poter tenere voi, 25 miei fedeli lettori (continua la citazione...), aggiornati sulla situazione "sui campi del mondo"; 8 giorni con Francis, il Camerunese più europeo del mondo, sempre indaffarato e preso da mille lavori, totalmente immerso nella sua "missione", perennemente insoddisfatto di non poter far di più (ma più di così posso assicurare che è dura) e in lotta coi suoi concittadini e la loro sciocca mentalità; 8 giorni con Francesco, al suo primo viaggio con Inter Campus, impegnato a capire come ci muoviamo e cosa facciamo quando siamo in giro per il mondo neroazzurro, divertente e positivo compagno di avventura, piacevole scoperta in questa missione; 8 giorni con Max, compagno di mille corsi, immenso traduttore bilingue (palleggiava concetti tecnici dal francese all'inglese con la stessa semplicità con cui Milito salta gli avversari con la sua unica eppur sempre vincente finta), veramente insostituibile in esperienze come questa; 8 giorni con Silvio, il prof, compagno immenso di corsi, allenamenti e corse, grazie al quale aspetti pedagogici ed educativi legati ai nostri corsi, prima solo toccati in superficie, ora scendono in profondità, regalando un valore aggiunto ai miei interventi (nota di merito: con lui mi alleno quotidianamente, faccio grande fatica eppure lui è sempre li, al mio ritmo, quasi impassibile...me la meno tanto che sono in formissima, ma lui è sempre un gradino sopra, cazzo!); 8 giorni in una realtà che mi affascina, mi coinvolge, mi piace, ogni volta di più!
Dopo giornate come queste, come sempre, lo scontro con la realtà Italiana è forte: facce incazzate ovunque, gente che corre, occhi che non si guardano, denti che non si mostrano.
Questi i primi elementi che mi fan capire di esser tornato in Italia e mi fan riemergere un immediato desiderio di ripartire. Fin quando non rientro a Villasanta, non rivedo e saluto Silvia, e mi accorgo che forse, per un po', voglio restar fermo in quella che ora, con lei, è veramente casa mia.

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