domenica 4 marzo 2012

Amarcord: Uganda, novembre 2011

Uganda novembre 2011 questa volta e' dura. e' dura riuscire a convogliare quel flusso esagerato di emozioni che scorrono nel mio animo attraverso questa minuscola penna e lasciarle fluire su questo foglio. e' dura perché tra Nagallama prima e Angal ora, ogni ora e' stata vissuta incredibilmente, come sempre qui, ma con in più l'affetto che mi lega a queste persone, ormai da quattro anni in pianta stabile nella mia vita. Ci proverò, pero', perché non voglio perderle, non voglio che nuove esperienze offuschino quelle presenti, lasciandole cadere nel mare dei ricordi, riducendole a semplice passato. E ci proverò andando per ordine; la nostra avventura inizia a Nagallama, nella nostra solita scuola, la St. Joseph Primary school, dove arriviamo e veniamo accolti con le solite cerimonie emozionanti e ordinatissime. L'inno ugandese prima, l'inno della scuola poi, i vari discorsi e ringraziamenti tutti scanditi da sorrisi, risate e dal loro, unico modo di applaudire. Finite le pratiche formali scendiamo subito in campo per il primo allenamento dei quattro previsti e sul campo tutto va alla grande,  così come dal giorno dopo anche le cose in aula prendono subito la giusta, prevista piega. Ma la cosa più bella in questa realtà e' l'extra campo, ciò che succede tra il corso della mattina e l'allenamento del pomeriggio, quando i bimbi piccoli, non coinvolti nel progetto, mi si attaccano alle mani e mi portano in giro per la scuola, capitanati da Benjamin, ormai i mio figlioccio ugandese, chi per farmi pompar l'acqua del pozzo, chi per farmi giocare con lui, chi solo per portar,in giro. Tutte le volte mi circondo di una schiera di piccoli mudugabi, uomini neri, che mi accolgono il primo giorno a suon di "Alberto, Alberto", per lasciarmi solo nei momenti in cui lavoro sul campo,  o in aula. Emozionante! Incredibilmente emozionante! Così come la serata a cena fuori e poi in quella specie di discoteca: unici bianchi in mezzo ad una folla di nerissimi; rinoceronti bianchi, animali rari, osservati da lontano, con le dovute precauzioni da tutti coloro che si imbattevano con il loro sguardo su di noi! poi, una volta entrati in contatto con noi, quasi con timore, facilmente disposti al sorriso, alle risate e alla conversazione. Se penso a quando entro in un locale a Monza...il mondo in cui sto vivendo e' altro, sembra di essere in un altro pianeta, non solo per l'ambiente, per cio in cui mi imbatto quotidianamente, ma anche per le persone, per i rapporti, per l'umanita' di questa realta'. e' questa cosa che mi spinge a volte a dire a Silvia che il nostro posto e' qui, in mezzo a questa gente, e non nella fredda, triste e scontrosa Lombardia. Chissa'.  Finiti i giorni di corso e di allenamento, dopo la solita festa finale e dopo aver atteso gli avversari per la partita organizzata con gli allenatori per ben quattro ore (si, si: si son presentati con quattro ore di ritardo),  salutiamo tutti e...via, verso Angal! Via, attraverso un viaggio splendido, su di una strada incredibile che taglia in due la foresta e passa tra animali prima visti solo nei documentari da sud est a nord ovest tutto l'uganda, per portarci oggi a poco più di quattro ore di cammino dal confine con il Congo, in questo villaggio desolato, dai nostri splendidi padri comboniani e dai nostri cento bambini in neroazzurro! Bambini che non hanno nulla, vivono con un pasto al giorno, senza scarpe, con abiti logori e sudici, che si lavano raramente, che soffrono per le difficoltà della vita cui sono stati costretti e che, nonostante cio', sono una fonte inesauribile di sorrisi, risate e di grande attenzione, durante le sedute di allenamento! Quando sono qui volo col pensiero ai miei bambini delle scuole calcio in Italia, a quei bambini viziati, incapaci di stare attenti per più di tre minuti, con scarpe nuove ad ogni allenamento,  in grado di lamentarsi per campi non perfetti o palloni sgonfi, e mi chiedo come posso, in che modo, educare i nostri nani Italiani ad un mondo diverso, opposto, come quello in cui mi trovo ora. Poi mi chiedo: posso? Perche'? Come? Mondi troppo diversi, realtà troppo lontane per essere in qualche modo accumunate. Quindi, per il momento, rimango senza risposta. e ringrazio ancora una volta Inter Campus!

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