venerdì 2 marzo 2012

Amarcord: Camerun 2008

GIORNATE UNICHE

È vero, a volte si rischia di cadere nel banale, nella retorica, incapace di rendere giustizia alle esperienze che sto vivendo in giro per il mondo, però è difficile trovare parole adatte ad esprimere i sentimenti, le emozioni che si alternano in me quando sono a contatto con questi bambini, con questi allenatori, con le loro storie e con la loro vita. Ed è altrettanto vero che a volte si rischia di perdere di pezzi nel raccontare, nel cercare di fermare su carta, be’ in questo caso su carta virtuale, ciò che si è vissuto, per non correre il rischio che l’inesorabile scorrere del tempo inghiotta momenti, accadimenti unici.
Un casino insomma. Se non si scrive si perde qualcosa, se lo si fa si incontrano mille difficoltà perché i pensieri scorrono rapidissimi nella testa, ma non fluiscono con altrettanta rapidità attraverso le dita per cementarsi sul depositario dei miei viaggi. ..

Comunque ci provo…

Oggi per esempio,…da dove comincio…be’, direi dall’inizio, con ordine. Sveglia presto, colazione e poi via, con il solito mitico, Francis, condottiero di mille avventure, verso Bakinkili per la festa finale e i saluti ai ragazzi. Alla scuola l’orda nera dei nostri allievi camerunesi è già pronta e scalpita per mostrare il proprio personale e sentito saluto ai due “nassara” (bianchi).: i bambini disposti a ferro di cavallo, seduti sulle dure panche di legno, cantano inni di gioia, guidati dagli animatori. È tutto un susseguirsi di canti, balli, risate. Poi la rigidissima scaletta africana irrompe e il maestro di cerimonie (come ci tengono a queste formalità!!! Minuto per minuto, tutti gli interventi vengono scanditi e guidati da una persona preposta a questo compito e nulla potrà mai deviare il corso degli avvenimenti rispetto a quanto è scritto sul foglio del programma. Nulla!) inizia a chiamare uno per uno gli interventi previsti: Issa che ringrazia  l’inter, Victoria che lo segue, la finale di tiro alla fune e gli sketch divertentissimi con i nostri bimbi nei panni degli attori. Tutto intervallato da altri canti, da ritmi unicamente africani, da armonie e cantilene semplici, ma esageratamente coinvolgenti. Alla fine, da vera cerimonia africana, il momento dei discorsi da parte dei “VIP”: mesieur Kammogne, Max e io, che però, come sempre, rifuggo il mio dovere di oratore, nascondendomi dietro al fatto di essere animale da campo, capace di parlare unicamente sul terreno di gioco.
La cerimonia termina con un piccolo buffet a base di biscotti e bevande (birra alle 10 del mattino sotto un sole asfissiante…questi son matti!!!) e con le solite, immancabili, mille e più pose, con bambini, allenatori, con altri bambini, con l’animatore…solite mille e più pose.
Queste son le cose che voglio conservare per sempre nel mio cuore. Il lavoro è splendido, sul campo vivo meglio che a casa, in aula mi muovo ormai con disinvoltura, i rapporti con gli allenatori vanno sempre alla grande, con i bambini ancor meglio…tutto splendido, ma…queste son le cose che voglio veramente tener con me. Questi eventi, queste emozioni che vanno oltre il calcio, gli allenamenti, la formazione. Bambini con i loro giochi, con il loro umorismo, adulti con le loro regole educative, con i loro modi di fare…incontri di mondi diversi, di esperienze opposte che mi aiutano, ogni volta, a crescere e ampliare il mio minimo ventaglio di esperienze. Grazie Inter!

Nessun commento:

Posta un commento