lunedì 22 agosto 2022

Houston, abbiamo un problema

Il risveglio violento, causato da un terribile tuono, che mi ha scaraventato giù dal letto, lasciava presagire una giornata intensa, ma nulla poteva portarmi a presagire un incubo come quello forse solo ora posso dire concluso. Ma andiamo per ordine: il suddetto tuono mi catapulta nel mondo dei desti, strappandomi dal dolce abbraccio di Morfeo, che non sono ancora le 6 del mattino. Provo a riaddormentarmi, ma le raffiche di vento, la pioggia battente sulla finestra e i continui tuoni, mi convincono che sia ora di alzarsi e andare ad allenarsi, solo che...la strada è allagata! Completamente. Non c'è modo di correre. Le strade sono scomparse, coperte da uno strato di acqua alto fino alle mie caviglie. Amen, vado in palestra, dove incontro il redivivo Juan Pablo Angel: l'ex calciatore dell'aston villa è stato colpito dalla maledizione di montezuma (che poi ha colpito in successione anche tutti gli altri miei compagni di viaggio, evitando solo me) e ha passato due giorni terribili, ma oggi vederlo in palestra è un bel segno. Ci alleniamo insieme, mi invento una seduta di pesi, sfruttando anche la corda e il tappeto, quindi poi colazione e via, verso l'aeroporto tra le strade allagate. E li inizia l'odissea: l'aereo è in ritardo di mezz'ora e noi abbiamo una "very short connection" a Houston. Dove però non arriviamo. Un violento nubifragio sta devastando la città, per cui prima rimaniamo in attesa girando sopra l'aeroporto per quasi due ore, po ci dirottano su san antonio, dove però non possiamo andare perché abbiamo finito il carburante e necessitiamo di un rabbocchino. Eccoci quindi diretti a Mc Allen, un posto che nemmeno chi ci abita conosce. Qui atterriamo e...aspettiamo. Aspettiamo di fare rifornimento, perché nella nostra stessa situazione ci sono altri 10 velivoli e in questo aeroporto hanno solo un tank, che dopo aver riempito un aereo deve a sua volta fare rifornimento. Assurdo! Stati uniti del c....! Dopo tre ore trascorse in aereo (si, chiusi dentro: non si possono nemmeno aprire le porte, perché il nostro è un volto internazionale e se solo si apre la porta è come se si cercasse di entrare nel territorio a stelle e strisce, quindi dovremmo sottoporci ai controlli della dogana), finalmente ripartiamo, consci ormai di aver perso la coincidenza per l'europa. Quando finalmente alle 21 passate atterriamo a Houston (9 ore in giro, per un viaggio previsto della durata di 100 minuti) il delirio ci accoglie: è scoppiato l'armageddon! Centinaia e centinaia di passeggeri nella nostra stessa situazione, provenienti da chissà quali altri paesi del mondo, deve entrare in sto paese di scemi e al controllo passaporti funzionano 8 banchi su 32 (in fila non sapevo che cazzo fare e ho studiato tutto quello che avevo intorno). Altre due ore buttate nel cesso. Ma non è finita. Ora dobbiamo trovare il banco united per farci mettere sul primo aereo per l'europa di domani, ma, ancora una volta, non siamo gli unici e il banco è uno solo. Ci attende una fila che non esagero nel definirla chilometrica! Il mio compagno di viaggio si lascia andare ad una serie di imprecazioni nella sua lingua madre, mentre io provo a trovare una alternativa e la scorgo in una panzona degna di "vite al limite", che mi porge una specie di bigliettino da visita con un qr code da scansionare per ottenere assistenza. Io con uno e alex con l'altro bigliettino in mano riusciamo a metterci in contatto con un agente della compagnia aerea e trovare una soluzione per il nostro ritorno: lui andrà direttamente a zurigo (la svizzera ha voli diretti e l'italia no!), io verrò rimesso sullo stesso aereo che avrei dovuto prendere oggi, ma 24 ore dopo. 

Ok, volo a posto. Ora dove dormiamo? Già, perché questa compagnia di mer.. non ci mette a disposizione l'hotel, perché la causa del ritardo è fuori dalle loro responsabilità: non è mica colpa loro se piove. Dobbiamo quindi ingegnarci, ma, ca va sans dire, come noi ci sono altre centinaia di persone a caccia di una sistemazione. La solita panzona mi fornisce una lista di venti hotel nelle vicinanze dell'aeroporto e ripartiamo con la caccia. 8 chiamate dopo, troviamo quello che stiamo cercando: una stanza da condividere, o meglio, l'ultima stanza. Via, allora, usciamo da questa enorme gabbia di matti, prendiamo un taxi...niente taxi. Son tutti per strada. Non ce ne sono più. Aaaaaargh!!! Fortunatamente qui Uber impera, quindi troviamo abbastanza velocemente una soluzione alternativa, per, finalmente, andare a dormire! Certo, non prima di spararci un'altra bella fila al check in dell'hotel, sempre perché siamo accompagnati da altri sfigati in questa disavventura. Ore 2 del mattino, passo e chiudo. Domani è un altro giorno. Speriamo migliore di quello appena trascorso

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