giovedì 18 agosto 2022

Eccomi!

 Visto che non dicevo cazzate? Dopo il primo giorno, appena arrivato, in cui ho avuto del tempo da dedicare al mio personale diario virtuale di viaggio, in quelli seguenti fino a oggi son stato completamente risucchiato dal frullatore FIFA Football for school e non c'è stato più modo di aggiornarlo. Ora mi sono ritagliato del tempo, ma con la sveglia puntata, perché tra pochissimo ci vengono a prendere per andare alla festa di consegna dei diplomi per il corso. Tutto di corsa, ma non voglio perdere questo breve attimo per appuntarmi per lo meno due cose: la prima riguarda la gente che ho incontrato qui a Belize City. Gente di tutto dal paese, mossa da tutte le regioni per pura volontà di apprendere e migliorarsi, tutte con uno spirito...molto caraibico! Positive, sorridenti, aperte, fiere del proprio paese e desiderose di condividerlo con lo straniero, accoglienti e sempre pronte allo scherzo, alla battuta. Mi ricordano un sacco i cubani, così come la città mi ricorda molto Las Tunas, sempre a Cuba (poi magari mi segno il perché). Veramente bellissimi incontri, fin qui. Naturale, però, di fronte a tanta positività, mi sorge una domanda: quanto pesa il marchio che porto sul petto? Fossi stato un gringo qualunque sarebbero state ugualmente ben disposte nei miei confronti? Non è dato saperlo. Vero è che nei momenti di pausa, durante il pranzo, mi son seduto tra loro (io che faccio il socialone, incredibile) a parlare usando il nostro comune spanglish, e mi son sempre trovato incluso, coinvolto, ben voluto. Anzi, son sempre stati loro a chiamarmi e a iniziare a parlarmi della loro esperienza a scuola, con le loro squadre, del mondo calcio beliziano...Bello, veramente bello, fin qui. La seconda cosa riguarda il campo: ogni volta mi affascino, quasi mi stupisco, nel rendermi conto di quanto sia casa mia. Una volta che metto piede in un campo da calcio, con dei cinesini in mano, dei palloni a disposizione e delle pettorine, tutto scompare; ogni cattivo pensiero, ogni difficoltà, sparisce e vengo risucchiato dalla bellezza della seduta, dell'insegnamento, della condivisione di esercitazioni, metodologie e approcci al bambino attraverso la palla, e per 90/100/120 minuti non esiste nulla per me, al di fuori dei miei giocatori. Chiunque essi siano. Rido ancora a pensare a quel pirla del direttore sportivo della calva che una volta si offese perché entrando in campo durante un mio allenamento io non lo degnai di uno sguardo, non lo salutai. Ma chi cazzo ti ha visto? In Calva, in Vibe, in Uganda o in Belize: quando sono in campo vivo un'altra dimensione. Poi il pallone si ferma, riunisco i ragazzi, li saluto, raccolgo i palloni e...puff, rieccomi coi piedi sulla terra. Almeno fino a domani, per il prossimo allenamento. 

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