lunedì 1 ottobre 2018

In viaggio verso Szendrolad

SZENDROLAD
Mi piace sempre tantissimo quando le missioni Inter campus prevedono trasferimenti interni al paese con noleggio auto e il mio impegno alla guida. Non so perché, ma è questa un’esperienza che mi fa sentire ancora più unito ai miei compagni di viaggio, che mi fa’ godere ancor più la trasferta, che funge realmente, almeno per me, da “team building”. Cercare le strade, trovare giochi, passatempo durante le ore di guida (vinto facile al gioco dei calciatori col bilanista e fornasier), parlare, raccontare, ascoltare le storie altrui…Mi piace sempre il viaggio in macchina, più di aereo o treno che sia e anche questa esperienza non è stata da meno: io alla guida, Paolo co-pilota e Lore libero di far tutto il disordine che voleva sul sedile posteriore, lungo le circa tre ore che da Budapest ci hanno portato a Szendrolad, questo villaggio sperduto sulle colline magiare, anzi tra le colline magiare. Già, perché i quasi duemila abitanti ufficiali vivono in questa valle grigia e un po’ decadente circondati da 4 colline che sembra vogliano celare agli occhi del resto del mondo la presenza di questa comunità rom, sembra che vogliano isolare dal resto del paese queste persone. Sembra, o è una scelta ragionata da parte del governo quella di chiudere in questo “ghetto” i poco graditi “roman”, come li chiamano qui? Non si sa, ma il ragionamento credo abbia una sua logica, alla luce della situazione attuale. Ma non è di politica che voglio parlare, ma della nostra attività su questo campo del mondo. Qui i bambini sono cento, tra gli 8 e i 13, che hanno solo inter campus per giocare, per svolgere attività sportiva, perché la “città” non offre nulla, non ha nulla: case quasi diroccate, nessun servizio, cani randagi in ogni dove e un campo da calcio con l’erba altissima e…in salita. Tutto qui. Ma a noi giusto un campo occorre e così dal 2011 siamo attivi anche qui, con le nostre due classiche visite, i nostri allenamenti e la nostra formazione, rivolta da sempre al mitico Gabor (una volta anche sindaco del paese), oggi accompagnato da Thomas e…non so scrivere il nome del terzo. In più qui riuscendo insieme a love is the answer ad organizzare anche un camp estivo sul lago Balaton cui partecipano tutti i nostri bimbi, sia quelli dell’orfanotrofio, sia i rom; un’occasione per tutti di uscire dal proprio “ghetto”, per socializzare, per conoscersi e magari riuscire anche ad interiorizzare qualche regolino utile per la convivenza civile. Già, perchè alcune elementari, per noi, norme di comportamento, da queste parti non sono tanto conosciute, per cui con una palla tra i piedi cerchiamo di fare anche questo. E mi sembra con qualche buon risultato. Certo che però ci si dovrebbe trasferire qui per sei mesi per dar una svolta vera al progetto in loco. Ma per ora non si può. Magari più avanti la mia idea di permanent coach potrà prender forma. Per ora cerchiamo di dare tutti noi


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