martedì 16 gennaio 2018

In campo

IN CAMPO A SHAHR-E REY
La giornata inizia presto, prestissimo: alle 7 siamo già fuori, direzione campo, il menù di oggi riempie la giornata con il doppio allenamento in programma e la seduta con gli allenatori. Alle 8:30 infatti ci aspettano i nostri bambini e i 16km che separano la nostra casetta dal terreno di gioco, con i suoi quasi 600mt di dislivello, si coprono sempre con grande difficoltà in questa immensa città da 15 milioni di abitanti; le macchine infatti sono quasi pari al numero di abitanti e le strade non sono pronte per accogliere questa massa impazzita di lamiere, per cui ad ogni ora del giorno e della notte a Teheran c’è traffico. Traffico alimentato costantemente dalla folle guida degli spericolati autisti dei mezzi a due e a quattro ruote, che si infilano in passaggi non visibili a gente comune, che imboccano autostrade contromano come se fosse normalissimo, che si inventano cambi di direzione e inversioni di marcia la’ dove nulla di ciò che la loro fantasia ha prodotto è permesso. Essere in macchina a Teheran è un’esperienza peggiore di qualsiasi altra provata nelle altre città del mondo dove il mio pellegrinaggio nero azzurro mi ha portato; peggio di Yaoundè, peggio di Luanda, peggio di Shangai…Peggio. Punto. La cosa incredibile è che nonostante il traffico impossibile e i vari azzardi alla guida, non abbiamo ancora fatto un incidente e soprattutto ho assistito solo una volta ad uno scontro per strada. Posso solo supporre che questo caos sia il loro ordine e che quindi all’interno di questo inferno di smog, clacson e lamiera, per loro tutto stia scorrendo perfettamente. Anyway…passata la nostra ora in macchina (e ci è andata bene che a quell’ora le macchine sono ancora poche: al ritorno la stessa strada ci ha rubato 90 minuti), eccoci al campo. Nonostante l’apparente insormontabile ostacolo della lingua (il farsi mi è totalmente oscuro) e grazie all’aiuto di qualche parola in inglese che i bimbi riescono a comprendere, le esercitazioni si svolgono con grande entusiasmo, partecipazione, sorrisi e divertimento, pur evidenziando grandi limiti dei nostri giovani nerazzurri e una loro apparente scarsa abitudine ad un allenamento così strutturato. L’osservazione della seduta gestita dai nostri allenatori mi svela l’arcano: nonostante da due anni si venga a proporgli l’allenamento per fasi e la divisione dei bambini in gruppi/squadre di massimo venti, loro insistono a fare mega raggruppamenti di oltre 30 giocatori, proponendo sostanzialmente una introduzione tecnica, un gioco collettivo stile possesso e un gioco finale. Divertimento, correzione, partecipazione, intensità sono ancora solo parole che sentono da me e che non sanno come rendere reali. Finita anche la loro seduta, quindi, ci trasferiamo in aula per ribadire tutti i concetti fondamentale dell’allenamento inter campus: divertimento, coinvolgimento, cura di tutti gli elementi che definiscono il bambino, intensità nelle proposte, partecipazione attiva del mister…la traduttrice sembra brava, sul pezzo, loro hanno preso appunti, sono sembrati “illuminati” dalle parole…speriamo sia la volta buona.

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