martedì 5 dicembre 2017

Ricomincio da capo

SEMPRE LA STESSA STORIA…ANCHE QUI!
Quando sbarco su quest'isola mi sembra sempre di essere entrato a far parte del cast di una nuova, scadente versione di quel film degli anni '90con Bil Murray in cui il protagonista rivive quotidianamente il giorno della marmotta! 

È la quarta volta questa che vengo a Holguin; è la quarta volta questa che mi avventuro verso l’aeroporto dei voli interni, quello “nacional de l’havana” per prendere un cacchio di aereo che risale ai tempi della madre russia (un antonov a elica tenuto insieme non si sa bene da quali viti eterne); è la quarta volta che il volo in un modo o nell’altro è in ritardo (senza contare quella volta che nemmeno partì e ci costrinse a tornare in Italia); è la quarta volta, ma non ne voglio più sapere! Basta. Sempre la stessa storia. E la cosa che più mi fa imbestialire è che nessuno ti dice nulla, nessuno sa nulla, tutto sembra rientrare nella norma: un’ora di ritardo, un’ora e mezza, alla fine due ore e dieci di ritardo, poi finalmente ci imbarchiamo. Ma sembriamo noi tre gli unici ad avere una percezione reale del tempo: per gli altri è come se si stesse partendo in orario, tutto normale, pacifici, serafici, lenti come solo loro sanno essere, ridendo, parlando e scherzando danno forma all’ennesima fila della loro giornata, aspettando di salire sul trabiccolo volante. Quando finalmente si decolla le nuvole intorno a noi ci fanno subito capire che non sarà un volo semplice: sul triciclo ad elica di fabbricazione russa le turbolenze sono fortissime e più di una volta mi ritrovo a serrare con entrambe le mani i braccioli rosicchiati del sedile sfondato sul quale siedo (giuro, non sto esagerando: il sedile è davvero sfondato e si sentono le barre di ferro, scheletro un tempo ricoperto, sulla schiena), sperando di toccar terra al più presto. Lo shakeraggio per fortuna si conclude dopo poco più di due ore e una volta atterrati il buon Castro, referente del progetto in Oriente, ci accompagna in hotel, al magnifico hotel pernik...madonnina, che scempio. Sempre peggio. Se la menano come se fosse il Melia, quando già alla prima occhiata ci rendiamo conto della decadenza dell'edificio: è evidente che questo doveva essere un fiore all'occhiello del regime nel periodo della grande mamma Russia, ma oggi non è altro che un triste e sbiadito ricordo vivente, più o meno vivente, dei bei tempi che furono: sporco, ultra mega umido, puzzolente (giuro, puzza di spogliatoio la domenica pomeriggio dopo tutte le partite del settore giovanile e quella della prima squadra sotto la pioggia), buio e soprattutto frequentato dai peggiori puttanieri dell'isola (un sacco di crucchi tra loro, non solo i classici italiani) e ovviamente dalle loro "muse". Spettacolo vero. Chiudiamo gli occhi, va, facciam finta di essere con Annina e pensiamo al lavoro che ci attende da domani. Che certo non è poco.

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