domenica 24 dicembre 2017

In Libano per la prima volta

LIBANO, finalmente Libano


Dopo tanti viaggi, dopo tanti anni, finalmente riesco a mettere piede anche qui, in Libano. Finalmente. L’ultima volta che avrei dovuto venire, pochi giorni prima della partenza, mi sono stampato in moto, quindi son stato costretto a rimandare il tutto a data da destinarsi, che tra un viaggio e l’altro sembrava non arrivare mai, fino ad oggi. E sono contento. Uno degli obiettivi che mi sono dato quando sono diventato responsabile tecnico del progetto era visitare tutti i progetti nel mondo e dedicarmi a tutti quelli ritenuti più critici, per indicare ai mister la strada da seguire e poter svolgere così a pieno titolo il mio ruolo. Ora mancano Cambogia e Russia al mio risiko nero azzurro, poi avrò calcato tutti i campi del mondo che conta per me. Fino a nuove aperture. E per tutti mi son fatto una idea, su tutti ho una “road map”, esclusi i due che ancora mi mancano, per cui…bravo, il primo obiettivo è stato raggiunto. Sotto con tutti gli altri. 
Il viaggio aereo è stato facile e breve, solo tre ore e cinquanta, ma il bello mi attendeva a Beirut: usciti dall’aeroporto il nostro partner si è fatto facilmente riconoscere, mostrandoci i mezzi con cui è venuto a prenderci: due Lince a fare da scorta, mezzi corazzati con tanto di torretta e postazione mitragliatore sul tetto, uno davanti e uno dietro, un furgone centrale dove saliamo noi e una camionetta dell’esercito libanese davanti a sirene spiegate. Già, perché da queste parti il nostro partner sono i caschi blu dell’ONU, o meglio i soldati italiani dell’ UNIFIL, impegnati dai tempi dell’ultima guerra in Libano, 2006, a fare da mediatori nella difficile situazione tra il paese che ora ci sta ospitando e Israele. E con loro le procedure sono…militari, per cui GAP (giubbotto antiproiettile che “nudo”, ossia senza i vari caricatori che mettono loro, pesa circa 10 kg e che con i vari optional arriva  a oltre 15kg…da indossare per muoversi. Mica male) da indossare prima di partire e elmetto, che però loro stessi mi dicono di non indossare (“ma tu di che l’hai indossato, se te lo chiedono”), in dotazione, per quasi tutto il tragitto che ci separa dalla base UNIFIL di Shama, dove staremo per i prossimi giorni. È la prima volta che lavoro con militari, è la prima volta che entro così direttamente in questo mondo e sono curioso di conoscere meglio i ragazzi che lo definiscono, i ragazzi che rappresentano l’Italia in queste zone di tensione, i ragazzi che decidono di arruolarsi e di vivere una vita così intensa, almeno per quel che mi immagino io, e così diversa. Quando poi ho saputo che insieme ai “nostri” del CIMIC, alla base ci sarà un battaglione della folgore, la mia curiosità è cresciuta esponenzialmente! Via allora, che inizi anche questa esperienza.

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