sabato 2 dicembre 2017

Il capitalismo a Cuba

L’ISOLA DELLE CONTRADDIZIONI
Lo scrivevo giusto ieri: quante contraddizioni porta con se’ questo posto, in particolare questa città. Ma a pensarci bene dovrei probabilmente scrivere portava con se’, perché ormai “l’imperialismo americano” ha vinto, annientando tutti i sogni socialisti con il suo potente e famelico capitalismo ormai dilagante e onnipresente, che giorno dopo giorno prosegue il suo crudele e inesorabile stupro della capitale, aumentando quotidianamente il divario tra chi i soldi li ha e chi i soldi li brama, ma non li ottiene. Un terribile divario. Oggi ne ho avuta l’ennesima dimostrazione: dalla volta scorsa abbiamo deciso di abbandonare la pasteleria francesa per la nostra tradizionale colazione, per affidarci all’hotel telegrafo, dove con 10 cuc, circa 9 euro, abbiamo accesso al buffet del ristorante, evitando i vari italianucoli che popolano il bar sotto i portici vicino al Capitolio e le ore di attesa per ottenere un succo di Guaiaba e un caffè. Piacevole e anche abbastanza dignitoso, con frutta e succhi vari (frutta rinseccolita e succhi allungati, ma...così funziona), rimaniamo soddisfatti dell’hotel e per pura curiosità (pura curiosità, perché la casa particular dove siamo, ospiti di Gustavo, è un po’ casa nostra ormai, col nostro letto e le nostre routine) chiediamo il prezzo per una notte in una doppia…il ragazzo della reception mette subito avanti le mani “come cubano mi vergogno di questo prezzo. Non siamo noi a deciderlo, sono i padroni, che non sono cubani”. Quindi, “quanto?”, chiediamo. 420€ a notte! What??? L’hotel telegrafo? E il "central" quanto costerà mai, allora? E il nuovissimo Manzana, allora? Semplice, dai 400 ai 700 euro a notte!!! Incredibile. O meglio, normale, normalissimo: anche a New York gli hotel costano uno sproposito insensato, anche quelli di bassissima qualità, però qui a me fa più effetto sbattere il muso contro questa realtà delle cose. Stupido, inutile pensiero il mio, ma…cacchio, questa è l’isola della rivoluzione impossibile, messa in piedi e realizzata da pochissimi, contro tanti, tantissimi, mossi da un ideale altissimo, da un sogno, da una speranza (certo, che poi si è realizzata a costo di qualcos’altro, però l’ideale era bellissimo); questa è la città dove, quando ancora c’era un controllo del turismo, i pochi che potevano entrare in contatto con gli stranieri e con i loro soldi, ottenendo quindi condizioni economiche privilegiate (basti pensare che un pesos cubano vale 1/25 di dollaro e un turista sgancia mance anche da 5$), avevano creato una cassa di solidarietà in favore dei lavoratori esclusi dall’oro turistico, per condividere fra tutti i loro vantaggi! E ora...e ora sono arrivati gli stranieri, con i loro prezzi e le loro regole di mercato, con i loro "sogni" che si possono comprare e il loro benessere, la loro "libertà" sbattuti in faccia a gente cresciuta in un mondo diametralmente opposto. È così, è il mercato, è il capitalismo e quindi anche qui è iniziata la corsa continua e comune al resto del mondo all’arricchimento, una corsa senza fine, spesso senza vincitori, ma che porta tutti a vendersi, a vendere, pur di avere in tasca il faccione verde di Ulysses Grant o Benjamin Franklin, più ambito . E allora eccoli, per la strada: “taxi”…”chicas”…”cigarros”…di tutto e di più, pur di avere il tuo cuc.

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