giovedì 8 giugno 2017

Sul campo della Gombe

SUI CAMPI DI KINSHASA
Tra tutti e ventinove i campi del mondo Inter Campus, quello in sabbia dell’IT Gombe di Kinshasa è uno dei miei preferiti ed è sicuramente uno di quelli dove mi diverto di più in assoluto. Un campo a undici enorme, in sabbia gialla, giallissima, con tutto intorno erba altissima e gli edifici della scuola professionale gestita un po’ dai salesiani e un po’ dallo stato; un campo senza linee, con le porte senza reti, con buche, buchino, buchette e sconnessioni varie, dovute al fatto che, essendo in sabbia, ogni cambio di direzione lascia una traccia, una cunetta, un solco, che determina il rimbalzo del pallone, la corsa della palla lungo il terreno di gioco; un campo sempre pieno, ogni giorno, dalle 14 alle 18, dei nostri trecento bambini che, seguiti dai nostri 12 allenatori, si allenano, giocano, si divertono e rimangono lontani da quella strada così poco distante e così pericolosa per ciascuno di loro. Trecento sono i nostri, ma il campo accoglie almeno un altro centinaio di bambini nelle stesse condizioni: senza scarpe, con abiti logori, figli di militari feriti o rimasti disabili in una delle tante guerre del Congo e “raccolti” nei vari campi che circondano il nostro “stadio”. Un altro centinaio di bambini che però, al momento, non possiamo accogliere: non abbiamo allenatori che si prendano cura di loro e anche lo spazio, un solo campo, è ormai sovrasfruttato per pensare di aumentare il numero dei gruppi, per cui per ora, con nostro grande dispiacere (provate voi a dire a uno di questi bimbi, cacchio, mi spiace, ma adesso non possiamo farti giocare con noi. Scusaci) riusciamo a coinvolgerli solo come raccattapalle, come assistenti, come aiutanti, ma, cacchio, non come “calciatori”. Ma, ripeto, per ora: se le cose miglioreranno anche qui come in altri nostri progetti nel mondo, nulla ci vieterà di ampliare, di coinvolgere più bimbi, di fare più gruppi e di far così giocare più bambini! E di divertirmi ancora di più. Perchè la fame che hanno qui, la voglia di calcio, di apprendimento, di divertimento, che trovo ogni volta su questo campo del mondo, non la trovo spesso. Vanno come fulmini, hanno una linea di apprendimento praticamente verticale, per quanto riescono ad assimilare dal primo all’ultimo minuto della seduta, ascoltano e hanno tutti una buona base motoria che ti permette di proporre esercitazioni anche complesse. E se penso a quando siamo partiti qui, non posso che essere contento di come stiamo lavorando…su questo campo del mondo! 100 bambini, 4 allenatori, poi i soldi dell'Unicef, il campo al Tata Raphael (lo stadio dove si svolse lo storico combattimento Foreman-Ali nel '74), l'aumento dei bimbi e...oggi. Avanti così, se non meglio

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