mercoledì 7 giugno 2017

Il buio di Kinshasa

CORRENDO NELL’OSCURITÀ
certo che qui quando fa buio, lo fa sul serio! Ho deciso di andare a correre alla fine della giornata, dopo la mattinata di teoria e il pomeriggio in campo. Non più, dunque, come quasi sempre quando sono in trasferta, alle prime luci del giorno (così dormo un po’, cacchio…e non me ne voglia Silvia), ma con l’arrivo del buio. Rientro infatti a casa al termine dell’allenamento con i “miei” bambini che sono ormai le 17:30 e anche se velocissimo riesco a cambiarmi e ad indossare il mio garmin, il tramonto è ormai prossimo: alle 5:30 circa fa luce e alle 18:30 circa fa buio da queste parti. Ad aumentare il buio ci sono poi in cielo nuvoloni neri, segno inequivocabile di un temporale imminente, ultimo colpo di coda dell’ormai conclusa stagione delle piogge. Esco quindi che la luce ancora c’è, anche se le ombre iniziano inarrestabilmente ad allungarsi, e quando chiudo il riscaldamento sul lungo fiume congo, ormai intorno a me è tutto buio. Ma buio vero, cacchio! Fortunatamente l’unica zona di Kinshasa dove un mundele come me (bianco, nella lingua locale) può permettersi di allenarsi senza rischi è la zona delle ambasciate, dove c’è anche la residenza privata del presidente, la zona bianca per eccellenza, la zona ricca, quella quindi con anche l’illuminazione stradale…più o meno. Perchè i lampioni vanno due su cinque e a corrente alternata, ossia per un po’ due, per un po’ gli altri, creando un “simpatico” effetto vedo, non vedo, lungo la mia “pista”. Ad aumentare le difficoltà vi è anche la chiusura della zona pedonale lungo il fiume, chiusa in seguito ai violenti scontri di inizio anno che hanno causato anche diversi morti (scontri dovuti alle mancate elezioni presidenziali: il buon vecchio capo dello stato ha deciso di non lasciare il potere e di prolungare la sua nomina per almeno un altro anno e ciò ha causato un tentativo di rivolta da parte della gente, tentativo soffocato sul nascere con la violenza), per cui mi ritrovo costretto a correre quasi al buio, lungo la grande strada che porta all’hotel del fiume e agli altri grandi hotel dei bianchi. Per fortuna ci sono i lampi che piuttosto con frequenza illuminano la mia strada praticamente a giorno, senza però scaricare alcuna goccia di pioggia, per cui riesco a realizzare il mio programma di allenamento senza grosse difficoltà…oddio, senza difficoltà. Sto cacchio di infortunio e la forzata inattività si fa un po’ sentire sulle gambe e portare a casa il risultato oggi è una bella impresa. Ma sono contento. Contento per la bella giornata di lavoro, per il bell’allenamento proposto in campo, per il fatto di essere solo come allenatore (non c’era nessun mister disponibile, poiché tutti impegnati o in missioni contemporanee o che prenderanno il via al termine di questa congolese) e di essere quindi tornato ai tempi della prima africa con Max, e contento per la bella corsa “notturna”. Ora un po’ di ghiaccio sul ginocchio e poi si cena. Ho una fame… 

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