giovedì 1 giugno 2017

A scuola...

LA SCUOLA IDEALE
Incredibile: sono tutte uguali. Le scuole pubbliche da queste parti sono identiche, sono costruite tutte allo stesso modo (anche il cancello di ingresso è lo stesso dappertutto) e hanno tutte le stesse strutture esterne: un campetto da calcio, un campo da basket e un altro spazio libero. Sia qui a Shanghai che a Jiangsu, questa città a Nord di Nanjing dove siamo andati oggi per provare ad ampliare il nostro intervento insieme alla fondazione Suning, sono fatte tutte allo stesso modo. E anche l’organizzazione al loro interno è la medesima, cosi come il protocollo per l’accoglienza della nostra delegazione: arriviamo, ci accolgono nel cortile il delegato del ministero dell’educazione, il preside e il professore responsabile dello sport (in particolare del calcio, essendo diventato materia di studio nelle scuole…Spettacolo! Sarei dovuto nascere oggi e in cina, altro che. Il liceo così lo avrei fatto ad occhi chiusi, senza combinare tutti i casini che ho combinato!!!), ci fanno vedere le strutture, ci fanno conoscere qualche bambino (La disciplina, l’ordine cinese sono una leggenda. Questi fanno un casino assoluto e sono ben poco disciplinati!), per poi portarci nella “meeting room”, dove ci servono del the bianco bollente e imbevibile (non perché non sia buono, ma perché scotta, cacchio!) e dove spieghiamo loro il perché della nostra visita e le nostre intenzioni, o meglio le intenzioni del progetto che rappresentiamo, immaginando una collaborazione con la loro scuola. Tutto uguale. Tutto pre confezionato. Tutto già scritto. E da questi canoni non si esce. Difficile quindi per noi riuscire veramente ad intervenire dove ci sarebbe più bisogno di inter campus: loro ti fanno vedere quello che vogliono, forse quello che possono farti vedere, e difficilmente, almeno finora, ti mostrano realtà veramente, evidentemente, bisognose. Come in altri paesi sotto regime, mi viene in mente Cuba subito (e ho trovato un sacco di affinità tra questi due paesi. Stupefacente vedere i bambini cinesi eseguire lo stesso “riscaldamento” che tanto sto combattendo e togliendo dai nostri campi, sull’isola caraibica: polsi che girano, gamba sollevata e caviglia che gira, testa che gira…volevo urlare quando ho visto i bimbi cinesi fare gli stessi esercizi!!!), la povertà, le scuole, i villaggi più ai margini, più bisognosi, sono celati all’occhio dello straniero e ogni passo che fai, lo fai seguito, guidato da loro, quindi diventa difficile riuscire a realizzare inter campus al 100%, come vorremmo noi. Magari poi mi sbaglio, ma questa è la sensazione, condivisa anche coi miei compagni di viaggio, che ho avuto oggi: i bambini che ci presentano hanno certamente bisogno di crescere, di essere educati attraverso il calcio, ma probabilmente giocherebbero comunque, avrebbero comunque garantito il loro diritto al gioco. Ce ne sono altri, a mio parere, che non hanno le stesse opportunità, la stessa possibilità di far parte di una squadra, ce ne sono altri che più di tutti godrebbero della maglia neroazzurra, ma non riusciamo ad incontrarli.  Certo, come sempre dico,  a tutti i bimbi del mondo fa bene inter campus e ovunque ci sia una palla che rotola si educa, si cresce un bambino (purtroppo il più delle volte in maniera negativa, rendendo vano il potenziale educativo naturale, proprio dello sport), per cui, al momento, fidiamoci dei nostri nuovi amici e vediamo cosa riusciamo a fare. Poi col tempo, vedremo di ampliarci.

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