giovedì 2 marzo 2017

St.Joseph Primary School

RITORNO ALLA SCUOLA
Il ritorno alla scuola di Nagallama centro del nostro progetto, è sempre una grande emozione: ogni volta che torniamo, infatti, tutti gli alunni vengono vestiti di nero azzurro, con le maglie che dal 2007 portiamo in questo angolo di mondo, per accoglierci e ogni volta essere salutati da 800 volti nerissimi e sorridenti, che testimoniano con la loro maglia gli ultimi dieci anni di storia, è una emozione unica, alla quale non mi riesco ad abituare. Per fortuna. E non è solo per l’interismo che c’è in me, che gongola nel vedere la maglia del triplete vicina a quella ancora più bella con la scritta pirelli dorata del 2008 e nel riscontrare così tanto affetto, amore, per la mia stessa squadra. C’è qualcosa in più: pensare che alcuni di questi bimbi si sono avvicinati alla scuola perché attirati da quei colori e dall’attività pomeridiana in campo, quindi pensare che alcuni di questi bambini se non fosse arrivata l’Inter da queste parti probabilmente non avrebbero studiato, non avrebbero avuto accesso alla scuola, ecco, forse questa cosa vale di più. Forse…in ogni caso da poco meno di seicento studenti quando siamo scesi per la prima volta su questo campo del mondo, gli iscritti sono oggi quasi mille e di questi 240 sono inseriti nelle varie squadre e si allenano e giocano con costanza, seguiti dai nostri allenatori: di strada ne abbiamo fatta e direi anche positivamente.
Nel corso di questa visita, poi, abbiamo ricevuto una visita ancora più emozionante: tra i tanti bimbi e allenatori che ci hanno salutato al nostro arrivo, c’erano anche 9 bambini “reduci” della coppa del mondo inter campus, quell’impensabile esperienza che abbiamo vissuto nel 2009 e che ha coinvolto quattordici bambini e due adulti a Coverciano per due settimane, provenienti da tutti i paesi di allora coinvolti in Inter Campus. Impensabile per tutti, ma non per Inter Campus e la famiglia Moratti, che sono stati capaci di realizzare questa impresa (devastante, posso assicurare che è stato un lavoro devastante, però…che figata!) e regalare questo sogno a così tanti bambini delle zone più disperate e sperdute del mondo, tra cui questi ormai adolescenti qui con noi oggi! Bellissimo rivederli, sentire i loro aneddoti, i loro quasi commossi ricordi di quei quindici giorni trascorsi con noi, in Italia: l’incontro con gli altri bimbi degli altri paesi, le partite con gli arbitri, i rubinetti nei bungalow da dove prendere l’acqua, la sfilata a San Siro prima di Inter Napoli, i pasti tre volte al giorno…un’esperienza indimenticabile, credo io, già per un bambino italiano, non riesco nemmeno ad immaginare per un bimbo ugandese, abituato a vivere in una capanna ai margini della foresta. Solo Inter Campus può!

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