mercoledì 15 marzo 2017

Shalom Israel

ISRAELE 2017
Va che sei un bel pirlone, mister! E si che non è certo la prima volta che vieni da queste parti e sai quanti problemi, quante difficoltà ci sono da affrontare per “varcare” il confine, la dogana in aeroporto. Ma l’esperienza non mi è stata di aiuto e così…ma andiamo per ordine.
Dopo due settimane trascorse a casa con le mie donne, una splendida esperienza formativa vissuta col Mister, quello vero, con la m maiuscola, della prima squadra, Stefano Pioli, e un’ altrettanto super esperienza di gioco, vissuta al fianco del Capitano, el tractor J. Zanetti, rieccomi in una stanza di albergo, o meglio, rieccomi nella mia solita stanza di albergo a Tel Aviv, presso il rock apartaments hotel. Ma che fatica arrivarci! Già, perché il genio scrivente si è dimenticato di fare il cambio passaporto e si è presentato bello fresco al controllo in ingresso al paese con due bei visti iraniani, grandi e colorati, ben visibili al ragazzo che ha spulciato il mio documento per un po’ prima di fermarsi, metterlo da parte, chiamare un collega della sicurezza e farmi accomodare…”in the office”. Per fortuna mia, non certo sua, anche il prof aveva un visto non gradito al paese che avrebbe dovuto accoglierci, quello libanese, per cui “in the office” sono rimasto in compagnia e la tensione si è un po’ sciolta grazie anche alla sua presenza. Tensione, si, perché mi sentivo come quando da piccolo incrociavo i carabinieri o la polizia: non avevo fatto nulla, ero senza colpe, eppure mi cagavo in mano tutte le volte, esattamente come oggi. La sorte però si è dimostrata mia amica per una volta e il primo ad essere chiamato per le domande di rito tra noi due è stato il prof, che con la sua beata tranquillità, la sua aura mistica, mi ha spianato la strada, rendendo più semplice del previsto il colloquio con i due addetti dell’immigrazione, un ragazzo e una ragazza; lei accigliata, col fare da dura, mi incalzava con le domande (perchè vai in Iran? Chi sono i tuoi contatti la? Quante volte ti senti con loro? Qual’è il nome del tuo contatto ricorrente e altre domande di questo genere), lui sorridente e quasi curioso, mi chiedeva dell’inter, del mio passato da calciatore, del mio percorso da allenatore. Insomma, il classico gioco del poliziotto buono e di quello cattivo che tante volte ho visto nei film e che questa volta, invece, avevo davanti agli occhi. Alla fine il tutto si è risolto in poco più di un’ora, quindi tutto sommato ci è andata bene, solo che…chissà cosa ci aspetta al ritorno: hanno voluto sapere numero, giorno e orario del volo, per prepararci chissà quale accoglienza…che palle! E che ansia!!!

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