giovedì 17 marzo 2016

Al porto con Ciccio

PUERTO SALVADOR ALLENDE
Grazie Gabri. Non fosse stato per te, sarei riuscito anche questa sera a mangiare bene e ad evitare di metter piede in quelle specie di fast food puzzolenti, con la musica a mille decibel, di chiara derivazione americana, che tanto successo stanno avendo anche dalle nostre parti. Devo venire fino a Managua per ritrovarmi a mangiare al Roadhouse di Cinisello Balsamo! Già, perché il posto di questa sera sembrava proprio il “ristorante” su viale fulvio testi. Madonnina! Invece eravamo al porto Allende, una zona riqualificata dopo il 2010 e ora diventata una specie di luna park del cibo: ristoranti di ogni tipo, bar, karaoke, caffè, l’uno via l’altro, freddi, sembrano di plastica, con le loro luci artificiali, la loro musica dal vivo, i loro trucchi spilla soldi. Che turistata. Ma, mi chiedo io, tutto questo baraccone per chi? Non ho visto grandi orde di turisti: pochi, pochissimi ragazzi, per lo più americani, incontrati, intravisti qua e la in questi giorni, ma non abbastanza da giustificare tutto questo. Ed è un peccato. Non certo per il porto Salvador Allende, ma per la bellezza potenziale di questo Paese: io non ho visto nulla, se non il centro deportivo nicaraguense e l’hotel dove dormivo, ma ho chiesto, ho letto, ho surfato un po’ su internet e mi sono reso conto che dal punto di vista naturalistico il Nicaragua è tutto da scoprire. Vulcani attivi, una costa caraibica (Bluefields dicono tutti sia da vedere) e una sul pacifico, laghi e fiumi in abbondanza (il lago Nicaragua è immenso, diciannovesimo del mondo, dice wikipedia), montagne, foresta pluviale: piuttosto verde, direi, tanto che quasi un quinto del territorio è designato come area protetta, come parco nazionale. Ma nessuno lo sa, o per lo meno io ignoravo completamente questa realtà. Ed è un peccato. Turistate a parte e situazione, il turismo potrebbe essere per il Paese una bella risorsa per cercare di migliorare un po’ le cose, visto che la crisi in Venezuela si sta ripercuotendo in maniera piuttosto decisa anche qui, essendo il paese Chavista un finanziatore piuttosto generoso (come fa anche con Cuba, Colombia e Bolivia: regalano petrolio, cercando di costruire un fronte antiamericano coeso, o almeno sulla carta vogliono questo)del Nicaragua (non so in cambio di cosa). Chissà. Non che sia un sostenitore del turismo di massa, ma quello sano e puro, “zaino in spalla”, nel rispetto della realtà che si visita e con l’umiltà di adattarsi ad essa, per me rimane la fonte principale di conoscenza per ciascuno di noi e in ogni mio viaggio, seppur dovendo lavorare nei vari posti, cerco di conoscere e vedere sempre più cose possibili. Ma per adesso ci fermiamo: domani riparto, direzione Venezuela. Il Nicaragua è nel cassetto e fino a novembre potrò tornare in questa nazione centroamericana, su questo campo del mondo, solo comunicando con i nostri mister, sempre con l’obiettivo di migliorare il loro lavoro e far crescere nel migliore dei modi i nostri bambini, vestiti elegantemente di neroazzurro.

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