lunedì 20 aprile 2015

Uganda, pearl of Africa

Uganda 2015

Una lunga, sconnessa, scura, scurissima strada ci porta a Kampala dall’aeroporto di Entebbe, dove siamo atterrati da poco più di due ore, dopo un’odissea iniziata questa mattina alle 6:45 a Milano. Una…LA lunga, sconnessa e scurissima strada, perché sono ormai 8 anni che percorro questa lingua d’asfalto che scorre lungo il lago Alberto e attraversando villaggi con chioschi, baracche improvvisate per la vendita di birre e alcolici vari, case mezze diroccate o capanne, ci conduce fino alla capitale, fino alla casetta del CUAMM, nostro ritrovo abituale.
Ed ora eccoci qui, dopo aver salutato Tito e aver preso possesso della ormai “mia” stanza, quella del leopardo, pronto a dormire, in vista del lungo, lunghissimo viaggio che ci attende domani, per andare su, a nord, ad Aber; la missione, infatti, questa volta sfiorerà soltanto la nostra scuola di Nagallama e si concentrerà nell’estremo e “selvaggio” nord, per cercare di capire come e se il nostro progetto avviato anche li ormai due anni fa sta continuando a funzionare pur senza Marco, l’Italiano che viveva qui con la moglie e tornato quest’anno in Italia. Andiamo a vedere se i nostri allenatori sono stati in grado di autogestersi, di seguire le nostre indicazioni per portare avanti allenamenti e attività, pur senza “il cane da guardia” mzungo che controlla, dirige, guida e controlla l’andamento dei lavori. Vediamo…anche se sono un po’ pessimista, conoscendo i miei polli: ad Aber non c’è uno di quelli che mi piace chiamare “illuminato”, sono tutti piuttosto incapaci di prendere iniziativa, di muoversi in autonomia, una volta imparato, appreso il da farsi; sono tutti…ugandesi doc, quindi incapaci di spostare la più piccola asse di legno da terra senza che qualcuno non abbia prima detto loro di farlo. Non ho mai capito perché, mi son sempre domandato che cosa impedisca a ragazzi che sotto le nostre direttive si dimostrano svegli, capaci e abili, di continuare a lavorare quando si ritrovano senza le nostre costanti indicazioni, richieste, i nostri “ordini”, ma…è così. Se non sei presente e non dici loro l’orario dell’allenamento, il gruppo da allenare, i palloni da usare e non dai loro tutte le necessarie indicazioni per portare avanti un allenamento, si perdono, smettono di andare al campo, di radunare i bambini e il progetto decade. O almeno così è sempre stato dove non abbiamo avuto la fortuna di incontrare un “illuminato”. E ad Aber…manca la luce. Magari mi sbaglio, chissà. Vedremo domani. Per il momento welcome back in Uganda, mzungo!

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