venerdì 24 aprile 2015

In campo!

IL CAMPO E GLI ALLENATORI

Che bella sorpresa! Ero partito un po’ pessimista nei confronti di Aber, ma oggi, vedendoli sul campo, parlando con gli allenatori e con i bambini mi sono dovuto, con grande piacere, ricredere: nonostante l’assenza di Marco, il nostro referente qui che è tornato a vivere in Italia, quindi nonostante mancasse un “cane da guardia”, un mzungo ad osservare, richiamare all’ordine, organizzare gli allenamenti e intervenire nei momenti, di solito troppi momenti da queste parti, durante i quali per un motivo o per l’altro si sospendono le attività, tutto è andato avanti. Certo, non con grande continuità, perché è emerso in maniera abbastanza evidente quando li ho allenati che i bambini non hanno la dimestichezza che dovrebbero avere dopo un anno di allenamenti con spazi delimitati, con il rispetto delle zone di partenza, con la conoscenza del campo, ma allo stesso tempo è emerso che…qualcosa hanno continuato a fare! E questo è già un mezzo successo. Come tante persone abituate a lavorare in Africa con africani sanno molto meglio di me e mi hanno raccontato tante volte (medici, ristoratori, professori incontrati lungo il mio cammino nel mondo neroazzurro), uno dei problemi più grandi per progetti come il nostro legati alla formazione, è proprio legato al dare continuità in assenza del bianco ai lavori: se non sei presente e non ripeti tutti i giorni a questo o quell'allenatore di andare in campo, di organizzare l’allenamento, di strutturarlo in un certo modo specifico, di tirar fuori i palloni e il materiale
necessario per la seduta, le attività lentamente vanno a spegnersi. Per lo meno ad inizio progetto. Ed essendo noi qui solo da un anno effettivo, le mie prospettive erano negative. Invece…invece qualcosa è stato fatto! La divisione in squadre dei bambini coinvolti, l’assegnazione delle stesse squadre a due allenatori, la decisione dei giorni e degli orari di allenamento di ciascun gruppo, oltre alla formazione iniziale legata alla strutturazione di una seduta seguendo il nostro metodo di lavoro, per raggiungere i nostri obiettivi, si sono dimostrati fondamentali elementi per aiutare Aber a partire e porre delle basi solide su cui poggiare il futuro di Inter Campus anche su questi campi del mondo. Certo, alcuni allenatori incontrati in occasione della scorsa visita nel frattempo sono “disappeard”; certo finito il mese di vacanze a cavallo tra dicembre e gennaio hanno impiegato un altro mese per riorganizzarsi e tornare in campo, e alcuni anche qualcosa in più, con solo “some” allenamenti effettuati fino ad oggi; certo, alcuni hanno continuato a far galoppare i propri giocatori intorno al campo, prima di buttarli ad minchiam in campo per la partita, ma…siamo all’inizio. E già il fatto di aver ritrovato 9 dei 12 allenatori iniziali, aver constatato che Jacob e Thomas sono validi riferimenti, capaci di guidare gli altri e seguire le cose con attenzione e allo stesso tempo con capacità (i loro allenamenti sono stati anche belli da vedere, abbastanza in linea con le nostre indicazioni), mi ha tranquillizzato e convinto nell’andare avanti. Anche l’attenzione e le risposte avute nel corso della seduta teorica mi hanno lasciato ottime sensazioni, al punto che mi sembrava oggi di essere tornato indietro di 7 anni, quando abbiamo iniziato i lavori a Nagallama: ho rivissuto un po’ le stesse cose, gli stessi timori risoltisi nel nulla, ho rivisto lo stesso interesse  e coinvolgimento negli allenatori, ma anche lo stesso “african time", ho provato nuovamente la soddisfazione nel vedere allenatori alle prime armi muoversi con entusiasmo e sicurezza, pur con grossi limiti, sul terreno, insomma, ho rivisto fiorire il seme Inter Campus. Ci voleva. Avanti così, anzi, meglio di così, ora!


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