lunedì 27 febbraio 2012

Congo Lubumbashi, 26 febbraio

 Torneo! bambini e bambine uniti sotto un'unica maglia, scatenati sui campi fangosi, gibbosi, sconnessi, eppure immensamente magici, con palloni o troppo duri per esser calciati a piedi nudi, o troppo molli da colpire con le ciabatte ( guai poi a chiedere ai bambini in ciabatte di levarsele per giocare!), circondati da migliaia e migliaia di curiosi, sorpresi nel vedere tante maglie neroazzurre e divertiti nell'assistere ad ingressi in campo "ufficiali", con annesse strette di mano e saluto al pubblico, per ore e ore ininterrotte di calcio, senza mai vincitori, ne vinti, ma solo un entusiasmo ed un divertimento diffuso, contagioso. Torneo...in ogni posto l'atmosfera che si respira e la magia che si ricrea e' sempre questa, anche se cambia paesaggio, clima, colore dei bambini e della gente che mi sta attorno, così come cambia l'approccio, l'atteggiamento degli stessi nei confronti di questo evento, a seconda della cultura dominante, dell'educazione dei nostri giovani calciatori. Nient'altro, a mio parere, come il momento del torneo, mi da informazioni importanti sui bambini, sugli allenatori, non unicamente dal punto di vista tecnico, ma soprattutto educativo/comportamentale; nessun altro momento trascorso con loro mi aiuta così tanto a capire, o meglio a farmi un'idea, delle persone con le quali vivo queste esperienze. Durante la seduta di allenamento infatti, il bambino e' concentrato a capirmi, a mettere in pratica ciò che gli chiedo, a giocare, certo, ma secondo regole, modalità da me proposte, quindi il suo "essere" viene limitato, viene in un certo senso imbrigliato e quindi non si manifesta nella sua più sincera totalità; in partita, invece, durante il torneo, il bambino ha poche regole  e subisce pochi interventi correttivi da parte mia, quindi e' più se stesso, e' più vero, per cui riesco ad osservare chi, all'interno del gruppo, spicca per personalità, chi e' il più timido, chi e' il più curioso, chi accetta gli altri e chi vuole sempre sopravanzarli, chi e' più egoista, chi invece e' capace di aiutare anche gli altri...insomma, nei tornei si capiscono un sacco di cose, per questo sono importantissimi e per questo mi piace chiudere le trasferte in questo modo. E oggi la giornata e' stata dedicata proprio al torneo.  Oggi un po' particolare, perché la presenza di Franco, il fotografo, ha un po' cambiato le cose, pur mantenendo intatta la sostanza; ha cambiato un po' le cose, perché il desiderio di apparire, di farsi fotografare, di farsi vedere e potersi mostrare e' grande in tutti e questa cosa condiziona gli atteggiamenti, le azioni, falsando sempre un po' il tutto, facendomi perdere il gusto per l'autenticità, la purezza di cui son sempre a caccia e, non posso nasconderlo, facendomi un po' arrabbiare. Ma mi basta allontanarmi dal contesto, entrare per un attimo in una realtà vicina fisicamente, ma lontana concettualmente, da quella condizionata dall'apparecchio fotografico, che ecco ritornare tutto alla normalità e farmi entrare un po' più in contatto con il mondo sul quale vivo. Oggi mi e' bastato allontanarmi di poco dai campi e sedermi su di un prato, per osservare l'andirivieni della gente del villaggio, della zona di Baganja; li, seduto, ho attirato immediatamente l'attenzione di un paio di ragazzi, che mi si sono avvicinati chiamandomi Mzungo e chiedendomi chi le scarpe, chi la maglia, chi l'orologio. Mi son messo così a parlar con loro, chiedendo il perché delle loro continue richieste e cercando di mitigare un po' la distorta idea di mzungo che quasi tutti sembrano coltivare nel continente nero e che loro mostravano di condividere con tante altre persone che ho incontrato, attraverso le loro continue richieste; ho iniziato quindi a  discutere con loro, dicendo che invece di chiedere sempre e passare il tempo ad aspettare che qualche bianco regali loro qualcosa, potrebbero rimboccarsi le maniche, impegnarsi in qualcosa e trovare da soli il modo di ottenere cio' che cercano, senza dipendere sempre da questo maledetto uomo bianco che tanto male ha generato e continua a generare. Uno di loro, mi ha interrotto, ad un certo punto e mi ha detto: " e' impossibile quello che dici: i mzungo ci hanno sempre dato tutto, perché noi non abbiamo la vostra saggezza, la vostra cultura. Noi siamo diversi da voi"...Ho cercato quindi di capire in che modo, secondo lui, fossimo diversi e il dibattito si e' acceso, coinvolgendo altri ragazzi, ognuno con la propria, seppur identica, idea distorta, o meglio idea creata dal bianco, secondo cui il mzungo regala e loro possono solo ricevere. Certo, questa visione non e' di tutti, ho trovato persone che la vedono molto diversamente e altre che l'aiuto del bianco lo considerano un offesa, ma tanti, troppi ragazzi, mi hanno manifestato questa loro visione. Purtroppo il mio pellegrinaggio interculturale si e' presto interrotto, a causa del richiamo degli altri per andare a pranzo, in un posto da mzungo, per riprendere nel pomeriggio, quando siamo andati ad un mercato di oggetti artigianali, maschere, batik, bastoni e altro, cui non ero interessato, ma che, come sempre, mi danno l'occasione di incontrare gente. Questa volta il mio incontro e' stato con Pauline, "artista" e pastore della chiesa evangelista, col quale ho parlato nuovamente di questa idea distorta della realtà, così diffusa tra i giovani e non. Essendo poi Pauline impegnato come allenatore di un gruppo di ragazzi aiutati, seguiti dalla sua chiesa, la cosa si e' rivelata ancor più interessante, perché attraverso lo stesso strumento educativo, possiamo intervenire, educare, ragazzi e ragazze in condizioni "particolari" e magari mitigare un po' questa visione delle cose, considerando che anche lui era d'accordo con me sulla questione. Il tempo, ahime', si e' dimostrato tiranno anche in questa occasione e il richiamo a salire in macchina ha interrotto nuovamente le mie "indagini", lasciandomi comunque spunti interessanti di riflessione fino al mio prossimo ritorno in Africa. Purtroppo non tanto prossimo, perché prima ho Brasile e Cuba...purtroppo! che vita fantastica. Se solo potessi portarmi Silvia sempre in giro sarebbe perfetta!

1 commento:

  1. Grande! Bella idea quella del blog, sia per comunicare agli altri sia per "archiviare" i tuoi stati d'animo. Tra un paio d'anni pubblichi un libro vedrai.

    posta anche qualche foto

    ciao a prestissimo spero

    Andre

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