giovedì 14 aprile 2022

Il giorno finale

 

IL FESTIVAL

 

Devo ancora abituarmi a certe “coccole”: ero abituato a rimboccarmi le mani, pulirmi i campi, gonfiarmi i palloni, raccogliere i cinesini, ma qui…be’, c’è sempre qualcuno che lo fa per te e quasi si stupisce se lo aiuti. Anzi, oggi mi hanno proprio impedito di prendere il sacco nero per raccogliere le bottiglie di plastica lasciate per terra durante il torneo.

Quindi altro che pulire noi il campo: questa mattina quando siamo arrivati allo stadio nazionale era bello e ripulito dalla neve. Due trattorini in meno di un’ora hanno rifatto emergere il verde dal bianco e una ventina di omini armati di pale da neve hanno rifinito il lavoro, accumulando esternamente delle belle montagne bianche.

Tutto pronto, quindi, per farmi preparare i nove campi dove bambini e bambine, qui alla fine son stati 104, hanno giocato girando tra tutte le stazioni per poco più di 90 minuti di attività insieme, almeno per una parte, a ex calciatori chiamati apposta per rendere ancora più unica questa giornata.

E, riprendendo quanto scritto ieri, anche il festival appena concluso “è stato fin qui il più bello” a detta di tutti e tre. Sicuramente per le persone che hanno partecipato, allenatori e bambini: super coinvolti tutti, disponibili, sorridenti, desiderosi di imparare, di mettersi in gioco, di ascoltare e di migliorarsi, veramente speciali. È stato proprio speciale. Quando poi alla fine, spenti i riflettori (anche sto giro intorno al campo c’era il mondo: ministro dell’educazione, ministro dello sport, presidente della federazione, telecamere, giornalisti…) ci hanno accompagnato negli spogliatoi per la partita finale tra noi, classica partita finale, il tutto, almeno per me, è diventato ancora più speciale. Hanno preparato maglia pantaloncini e calzettoni per tutti, abbiamo fatto l’ingresso come se fosse una partita della nazionale, tre arbitri hanno seguito la partita…peccato solo che questo ginocchio di merda mi abbia impedito di godermela fino in fondo. Mi son piazzato li in mezzo e avrò fatto 500 metri in tutta la partita, evitando ogni contrasto e facendo solo giocate corte, senza sentir dolore, devo ammetterlo, ma rosicando ogni volta che avrei voluto fare una corsa o un tiro in porta e che invece ho evitato. Nonostante questo, anche questa volta ho potuto toccare con mano la magia di quella palla e il fatto che, come dico sempre ai miei compagni di avventura “non c’è niente come la partita con gli allenatori per chiudere splendidamente i lavori”.

 

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