Fino a oggi il titolo di viaggio più merdoso della storia
era saldamente nelle mani della Cambogia, ma con l’esperienza di oggi il titolo
cambia di mani e viene ceduto con grande merito alla Guayana. E con largo
margine, direi, e la certezza di potersi vantare d questo primato per anni e
anni. O almeno spero.
A parte la durata infinita, lo scalo a Miami è una di quelle
cose che non si augurano nemmeno al proprio peggior nemico: un aeroporto di
merda, dove nulla funziona (le scale mobili tutte ferme, pareti bucate qua e
la, tetti cadenti) e dove tutto è pensato per creare disagio al passeggero.
E così dopo essere partito alle 7 del mattino da Milano,
aver fatto scalo a Madrid e aver soggiornato, per fortuna comodamente essendo
il volo operato da Iberia, per 12 ore su un bestione a 10000 mt di altitudine,
eccomi costretto a uscire dall’aeroporto per effettuare il check in per
georgetown, perché ne’ a Milano, ne’ a Madrid potevano farlo. Ovviamente non
sono il solo passeggero e il fatto di viaggiare con priority nella terra della
libertà non interessa a nessuno, per cui la fila che mi aspetta è
particolarmente infinita e disordinata. Una cosa mai vista. Non è vero, già
vista, ma quella volta ero a Kinshasa. Che merde. Ma non finisce qui. Perché
dopo tutto questo casino, parto con due ore di ritardo da Miami, per cui l’arrivo,
previsto per le ore 23, slitta all’ una di notte. E dopo un viaggio infinito
come questo vi assicuro che è una bella menata. Va be’, finalmente arrivo a
Georgetown, i ragazzi della federazione sono fuori gentilmente ad aspettarmi,
non vedo l’ora di sdraiarmi in hotel, ma…cazzo, il bagaglio non arriva. Passano
zaini, valige, borse di tutte le forme, di tutti i colori, ma la mia no.
Ottimo. Altra ora buttata nel cesso ad aspettare di fare la denuncia con una
ragazza dell’assistenza che di certo lascerà questa terra un giorno come tutti
noi, ma sicuramente non per infarto o problemi legati a ansia o stress. Definirla
lenta non renderebbe l’idea, per cui a un certo punto ho preso io in mano il
foglio che stava compilando e ho concluso la denuncia. “Mi scusi, ma dov’è ora
il bagaglio? Quando arriverà? Me la consegnerete voi: avete bisogno dell’indirizzo
dell’hotel?”, chiedo prima di lasciarla. “Potrebbero volerci un paio di giorni
e la valigia deve venire lei a prendersela. Noi non facciamo consegne”.
Perfetto. Un buon inizio. Meno male che sono arrivato. Non ce la faccio più.
Voglio solo fare una doccia e dormire, cazzo. Domani alle 14 si inizia e qui,
ora, sono le due di notte (8 in Italia. Considerando che ho lasciato casa alle
5 del mattino di ieri e ho avuto la bella idea di fare digiuno oggi, mi sento
un cadavere). Saliamo sul van e voliamo in hotel…seee, voliamo. La città è a
circa un’ora di distanza e le strade sono talmente conciate che andare a più di
50km/h significa finire fuori strada. Mettiamoci l’anima in pace, va così. Non
può che migliorare. Ma la sorte ha ancora in serbo un bello scherzetto: fatto
il check in salgo in camera e…la tessera per la camera non funziona. Batterie
scariche per il dispositivo che legge il chip, per cui devo aspettare un’altra
buona mezz’ora prima di potermi, finalmente, riposare. Infinito viaggio.
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