venerdì 6 maggio 2022

Ulisse era un dilettante

 

Fino a oggi il titolo di viaggio più merdoso della storia era saldamente nelle mani della Cambogia, ma con l’esperienza di oggi il titolo cambia di mani e viene ceduto con grande merito alla Guayana. E con largo margine, direi, e la certezza di potersi vantare d questo primato per anni e anni. O almeno spero.

A parte la durata infinita, lo scalo a Miami è una di quelle cose che non si augurano nemmeno al proprio peggior nemico: un aeroporto di merda, dove nulla funziona (le scale mobili tutte ferme, pareti bucate qua e la, tetti cadenti) e dove tutto è pensato per creare disagio al passeggero.

E così dopo essere partito alle 7 del mattino da Milano, aver fatto scalo a Madrid e aver soggiornato, per fortuna comodamente essendo il volo operato da Iberia, per 12 ore su un bestione a 10000 mt di altitudine, eccomi costretto a uscire dall’aeroporto per effettuare il check in per georgetown, perché ne’ a Milano, ne’ a Madrid potevano farlo. Ovviamente non sono il solo passeggero e il fatto di viaggiare con priority nella terra della libertà non interessa a nessuno, per cui la fila che mi aspetta è particolarmente infinita e disordinata. Una cosa mai vista. Non è vero, già vista, ma quella volta ero a Kinshasa. Che merde. Ma non finisce qui. Perché dopo tutto questo casino, parto con due ore di ritardo da Miami, per cui l’arrivo, previsto per le ore 23, slitta all’ una di notte. E dopo un viaggio infinito come questo vi assicuro che è una bella menata. Va be’, finalmente arrivo a Georgetown, i ragazzi della federazione sono fuori gentilmente ad aspettarmi, non vedo l’ora di sdraiarmi in hotel, ma…cazzo, il bagaglio non arriva. Passano zaini, valige, borse di tutte le forme, di tutti i colori, ma la mia no. Ottimo. Altra ora buttata nel cesso ad aspettare di fare la denuncia con una ragazza dell’assistenza che di certo lascerà questa terra un giorno come tutti noi, ma sicuramente non per infarto o problemi legati a ansia o stress. Definirla lenta non renderebbe l’idea, per cui a un certo punto ho preso io in mano il foglio che stava compilando e ho concluso la denuncia. “Mi scusi, ma dov’è ora il bagaglio? Quando arriverà? Me la consegnerete voi: avete bisogno dell’indirizzo dell’hotel?”, chiedo prima di lasciarla. “Potrebbero volerci un paio di giorni e la valigia deve venire lei a prendersela. Noi non facciamo consegne”. Perfetto. Un buon inizio. Meno male che sono arrivato. Non ce la faccio più. Voglio solo fare una doccia e dormire, cazzo. Domani alle 14 si inizia e qui, ora, sono le due di notte (8 in Italia. Considerando che ho lasciato casa alle 5 del mattino di ieri e ho avuto la bella idea di fare digiuno oggi, mi sento un cadavere). Saliamo sul van e voliamo in hotel…seee, voliamo. La città è a circa un’ora di distanza e le strade sono talmente conciate che andare a più di 50km/h significa finire fuori strada. Mettiamoci l’anima in pace, va così. Non può che migliorare. Ma la sorte ha ancora in serbo un bello scherzetto: fatto il check in salgo in camera e…la tessera per la camera non funziona. Batterie scariche per il dispositivo che legge il chip, per cui devo aspettare un’altra buona mezz’ora prima di potermi, finalmente, riposare. Infinito viaggio.

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