sabato 28 aprile 2018

Toccata e fuga in Italia

NELLA GRANDE RUSSIA
Giusto il tempo di svuotare lo zaino, lavare il materiale da campo, rivedere Annina e Si ed ecco che il mio fedele compagno di viaggio si ritrova nuovamente pieno, colmo di vestiti, chiuso e trasportato a Malpensa per una nuova missione. Russia, la meta questa volta è la Russia, nuovo Paese per me, penultimo del progetto inter campus che ancora mi manca; con la Cambogia del prossimo mese completerò il quadro dei Paesi e chiuderò il cerchio. È tempo di aprirne di nuovi, giusto per non ripetermi…
Russia, si diceva, progetto da sistemare, da rimettere bene in piedi, progetto che da sempre ci porta difficoltà, che stenta a partire, ma che proprio per questo mi interessa, mi intriga, accende il mio interesse. Insomma, le cose semplici le sanno fare tutti: meglio mettersi in gioco con qualcosa di diverso, con qualcosa di stimolante, qualcosa che richieda il 150% e non più solo il 110% del mio impegno, come gli altri. E allora via, si parte: tre ore scarse di aereo ed eccomi a Mosca, dove però transitiamo solo, perché la sera stessa abbiamo il treno che ci porta alla meta finale, Voronez. Si torna a viaggiare in treno! Che bello. Davvero, mi piace un sacco viaggiare in treno. Sia chiaro, questo tipo di viaggio in treno mi piace un sacco, non l’esperienza da carro bestiame che vivo tutti i giorni quando solo in Italia per muovermi da Arcore a Milano su quei maledetti trabiccoli di trenord, sempre colmi oltre ogni limite umano, perennemente in ritardo, se non addirittura soppressi o in sciopero. No, non è quella l’esperienza su rotaie che mi garba, ma questa “da viaggio”, questa “esotica”, come quando siamo andati a Garoua da Yaounde con Silvia, su quel treno camerunese, lungo quella ferrovia buissima che attraversava e attraversa tutt’oggi, da sud a nord il paese dei leoni d’africa. Questa volta fuori dal finestrino non scorgo la foresta pluviale fittissima che qua e la lascia spazio a villaggi in paglia e fango, con venditrici di ogni genere di prodotto sparse lungo i suoi binari; no, questa volta fa freddo, il vento è tagliente e fuori scorre la taiga, scorrono betulle e conifere interrotte qua e la’ da città vere e proprie, o, nelle zone più remote del viaggio, da qualche sporadica dacia, fin quando non  arriviamo lungo il fiume Don, fin quando non arriviamo Voronez. Essendo un treno notturno, abbiamo preso lo scompartimento con le cuccette, quindi si è anche dormito alla grande, per cui ora sono abbastanza fresco e riposato, nonostante sia in viaggio da 24 ore esatte, quindi…si esce, col boiola si va a correre lungo il fiume, prima di iniziare l’attività già questa mattina. Via allora, copriamoci bene (madonnina, 4 gradi!!!) e andiamo!


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