martedì 14 febbraio 2017

Viaggio nel tempo

CAMERUN, SEMPRE IL SOLITO CAMERUN
Anno dopo anno, missione dopo missione, in quasi tutti i Paesi che fanno parte del circuito Inter Campus ho avuto modo di imbattermi ogni volta in qualche cambiamento, in qualche miglioramento, anche solo per quanto riguarda le infrastrutture o il semplice aeroporto. Anzi, il più delle volte, solo per quanto riguarda queste cose, ahi noi.
Il Congo, in particolare Kinshasa, è l’esempio che mi viene più facile da citare: dal 2011, anno della prima visita, quando la strada che porta dall’aeroporto alla città era tutta di terra e sassi, buche e pietre che spuntavano qua e la; o quando appena sbarcati dall’aereo dovevi raggiungere la sala per il controllo passaporti a piedi, attraversando la pista camminando e, una volta dentro, venivi catapultato in una sorta di inferno dantesco, con un caldo pazzesco ad accoglierti e gente da tutte le parti che ti chiedeva il passaporto, o si proponeva per ritirarti i bagagli e accompagnarti chissà dove; o ancora quando nella sala dove riconsegnavano le valige scorgevi uomini a cavalcioni di zaini e scatoloni vari, lanciare letteralmente le borse dei vari passeggeri, fra grida e spintoni di ogni tipo (giuro, non sto esagerando: Lore può confermare, mio compagno in quei primi viaggi). Oggi invece i cinesi hanno rifatto le strade e per arrivare in città, seppur nel traffico caotico e selvaggio di Kinshasa, si viaggia su di una sorta di superstrada a tre corsie, asfaltata e in alcuni tratti, pochi, addirittura illuminata; sono comparsi i bus, come in tutti gli altri aeroporti del mondo, con anche aria condizionata nelle sale e polizia a tener fuori curiosi e casinisti vari (e a chiederti la mancia per evitare che ti fermino). Insomma, le cose sono cambiate a Kin, così come a Luanda, notevolmente cresciuta sotto questo punto di vista, migliorata nelle strade (quelle grandi e percorribili dai più, non certo quelle della Lixeira) e nello stesso aeroporto,  eppure qui, il Camerun, è rimasto al palo. Qui il tempo sembra essersi arrestato, le cose sono ferme agli anni ottanta, o almeno così sembra: hotel in progressiva “decomposizione”, strade sempre più rovinate, aeroporto in lenta decadenza e nessuno sembra far nulla. Nessuno si preoccupa, a dire il vero: tutti tranquilli, sempre calmi, beati nella loro condizione “sospesa nel tempo”, i camerunesi non sembrano per nulla interessati a questa cosa. Seduti a giocare a domino, spesso pieni di birra, aspettano…chissà cosa, chissà chi.

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