venerdì 25 novembre 2016

Aula e campo al Pedro Marrero

Tercero dia


Aula e campo si alternano bene e la versione 2.0 del progetto Cuba sembra tendere al meglio, visto il coinvolgimento dei mister in aula, i dibattiti accesi durante le lezioni e le belle chiacchierate portate avanti anche nei momenti extra formazione. Certo, poi il campo è un’altra cosa, l’allenamento è sempre la cartina tornasole, e quello che abbiamo visto oggi nel barrio Playa, col nostro “profe”, come dicono qui, Raoul, non ci ha completamente soddisfatti, anzi…ma per lo meno li ho visti consapevoli, consci dei limiti legati all’applicazione ottusa, quasi maniacale, del loro metodo e desiderosi di cambiare. E per fortuna!!! Non ne posso più di venire a Cuba, e sono ormai sette anni che vengo sull’isola, e vedere in ogni posto, che sia L’Havana, Las Tunas, Holguin o Granma, sempre le stesse cose, sempre gli stessi, inutili, noiosi e antidiluviani esercizi: bambini in cerchio che muovono la testa su e giù, che sollevano una gamba e muovono il piede allo stesso modo, che si toccano le spalle con le mani ed eseguono circonduzioni. Basta!!! Non vi reggo più! E i bambini nemmeno, perché quando “li prendiamo in mano” noi i volti cambiano, il coinvolgimento aumenta, qualcosa in loro si accende e gli esiti della seduta mutano drasticamente, portando tutti, chi più, chi meno, in relazione alle capacità di ognuno, a migliorarsi, a crescere, ma soprattutto a divertirsi. Purtroppo però questo cambiamento non è cosi semplice, perché ogni allenatore è controllato dall’ Inder (dal ministero dello sport) e DEVE organizzare le sedute seguendo la programmazione che arriva dal comitato centrale e secondo il metodo che lo stesso impone, un metodo che discende dalla scuola russa e che tutto può fare, fuorché divertire e migliorare le abilità dei bambini. E nessuno si salva, nonostante ormai mi sembra siano tutti arrivati oltre le soglie della sopportazione e vogliano tutti aprirsi al cambiamento. Ma non possono. Non ancora. I capi, coloro che comandano, sono ancora legati a quel governo accentratore, controllore, a quella sovrastruttura rigida che dominava e determinava la vita sull’isola e non sono capaci di staccarsi da essa (non credo non vogliano, per quello che ci dicono), non riescono ancora a farne a meno, per cui ancora per un po’ ci toccherà sorbirci corse in fila lungo la linea del fuori, stretching con bambini di sei anni, movimenti tipici dei vari anziani che incontro al parco di Monza quando vado a correre e altre indicibili situazioni. Ma, come scrivevo in principio, qualcosa sta cambiando e il nuovo progetto iniziato sembra tendere al meglio, portare migliorie e ammodernamento anche da queste parti. Lentamente, con calma, al ritmo cubano, ma forse riusciremo a vedere già la prossima volta un gioco iniziale per iniziare la seduta, al posto del solito riscaldamento alla Bolchi!!! Chissà.

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