martedì 11 ottobre 2016

Ritorno a Caracas

Caracas

Sono già da due giorni in questa scalcinata capitale del mondo, ma ancora non sono riuscito a riordinare i miei pensieri e buttar giù due righe che mi aiutino a fissare su carta le esperienze di questa missione. Non sono riuscito principalmente perché il poco tempo libero avuto in questi giorni fino ad oggi l’ho voluto dedicare ad allenamenti, corsa e palestra, e il restante…al sonno!!! E che sonno. Tra ieri e oggi sono stato in grado di addormentarmi tra le 21 e le 22 e risvegliarmi alle 7:30, giusto perché avevo puntato la sveglia e volevo uscire a correre. Approfittando del fatto che qui non si può uscire al calar del sole per ragioni di sicurezza e ci si ritrova quindi costretti, bloccati in hotel, non appena si rientra dal campo, ecco che ho deciso di recuperare un po’ il mio rapporto con Morfeo, ultimamente piuttosto teso per via delle scorribande notturne di Anna. E posso affermare tranquillamente che ora siamo tornati grandi amici! La prossima missione manderò Silvia come secondo allenatore, in modo da far recuperare anche lei. 


Dicevamo, non si può uscire per ragioni di sicurezza, tant’è che anche noi dobbiamo lasciare la favela entro le cinque, per evitare assalti o incontri ravvicinati del peggior tipo. La situazione sociale ed economica è in picchiata vertiginosa, la gente non ha più niente, non può permettersi di comprare niente e anche i supermercati hanno ben poco da offrire: mancano farina, riso, legumi, carne; sono pieni di junk food, patatine, dolci, coca cola, sprite, merdate di ogni genere, ma certo non cibo. Addirittura manca l’acqua! Vendono succhi di frutta zuccherati di ogni genere, bevande gassate della peggior specie, ma non hanno acqua. Ieri l’abbiamo cercata in ogni dove, senza però esito. “Non abbiamo acqua. Quella poca che ci consegnano, sparisce il giorno stesso”, ci dice una ragazza del supermercato. Frutta, quella se ne trova. Non so dire la qualità, anche se quella che ho mangiato in hotel non era proprio di prima scelta, ma se non altro c’è. E all’orizzonte le cose non sembra possano migliorare. Anzi, considerando che dal nostro ultimo giro su questi campi del mondo, sei mesi fa, le cose sono addirittura peggiorate, la luce in fondo al tunnel ancora non appare. Notavamo io e il prof ieri in campo: non ci sono bambini sovrappeso, un po’ cicciottelli; anche quelli che lo scorso anno erano leggermente gordi, questa volta sono in linea, anzi, quasi sottopeso, e certo non perché si siano messi a dieta. Insomma, la situazione va peggiorando e l’unica cosa positiva rimane il campo, l’allenamento, che sta diventando sempre più importante per la vita non solo dei bambini, ma di tutta la comunità di san isidro, vero punto di ritrovo, punto fisso, per tutti quanti. E allora, via, torniamo in favela adesso: il campo ci attende.

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