venerdì 22 aprile 2016

Svolte improvvise

MA NON È FINITA
Mentre il cielo color porpora riempiva i nostri occhi sulla via del ritorno (purple sky e non purple rain…il mio personale omaggio a Prince), le nostre orecchie venivano colmate da parole non gradite: “i Palestinesi domani non verranno”, ci dice Yasha appena chiusa la comunicazione con Ghisan, al di la’ del muro. Ma come, ieri erano tutti entusiasti, il sindaco, Ahmed, il “bidello”, perché questa virata improvvisa? Che cacchio è successo in nemmeno 24 ore? Inizia una lunga catena di telefonate per Yasha: Buma, Gheisan, Jasmine…niente sembra smuoverli. Si prova addirittura la carta Nicoletta, che in fretta e furia viene “prelevata” dal campo di Jalijulia da Buma (poverina), per andare di la’ e incontrare le autorità, le famiglie e provare a riportare la situazione alla normalità, ma nonostante i suoi sforzi e le tre ore di colloqui, nulla di fatto. Domani i palestinesi non verranno. A meno che…l’ultima carta giocata da Nichi sembra convincerli, per lo meno una parte delle famiglie: niente torneo a Tel Aviv, ma in territorio “neutro”, lo stesso dove negli ultimi tre anni siamo riusciti a farli giocare tutti insieme, ossia Jalijulia, sul campo di quel pirla di Hilmi. Via, allora, si parte con le chiamate per avvertire gli altri pezzi di Inter Campus Israele/Palestina e se per la cellula di Tel Aviv, i profughi dal Congo,  dal Sudan e dalle Filippine, non ci sono problemi, per la cellula di Gerusalemme i problemi ci sono. Eccome. Le mamme si rifiutano di portare i loro figlioli: troppa paura, troppi pericoli leggono dietro il nome arabo di questa città in territorio israeliano. Quindi se rimaniamo a Tel Aviv niente Palestinesi, se cambiamo niente ebrei dalla città santa. Proseguono le telefonate e il povero Yasha è sempre più depresso, mentre la Nichi ancora non torna e l’Inter nel suo turno infrasettimanale contro il Genoa non ci aiuta a risollevarci il morale. Poi un’altra chiamata smuove l’empasse: Dir Istia non viene comunque! Naufragio del progetto di integrazione. A seguire anche Jalijulia, non si capisce perché, dice che non verrà più (questi cambi di programma hanno infastidito il coglionazzo), quindi ci ritroviamo con i soli bimbi di Gerusalemme e i soli della periferia di Tel Aviv ancora disposti a giocare con noi al campo, domani. Inabissamento completo. Cazzarola, che dispiacere, però…è così. Su questi campi del mondo la palla è spesso deviata, se non addirittura fermata, dai piedacci puzzolenti della politica, dominata dalla situazione che si trascina inalterata, coi suoi alti e bassi, da ormai settant’anni e noi non possiamo che subire questi continui sali e scendi, non riusciamo a scendere da questo imprevedibile ottovolante che un giorno ci porta all’apice della fratellanza e quello seguente ci fa sprofondare in quello dell’odio e della lotta tra popoli. Anche in campo. E dobbiamo adeguarci. Il mio primo pensiero, sapendo che le due realtà palestinesi del progetto non sarebbero venute è stato quello di evitare il torneo: domani mattina andiamo a Gerusalemme per l’allenamento, come da programma, incontriamo gli allenatori locali e poi invece di muoverci verso la città dove alloggiamo quotidianamente, ci fermiamo li, o troviamo un posto di incontro per tutti, e facciamo la formazione congiunta, con tutti gli allenatori coinvolti. Come da programma, in fin dei conti. Ma gli altri non sono del mio avviso, considerando anche che sono state invitate domani anche personalità importanti come l’ambasciatore italiano in israele e un giornalista di mediaset, intenzionato a fare un servizio sul nostro lavoro da queste parti. Quindi…torneo inter campus a metà, domani. Ma al mattino, Gerusalemme!!! Non vedo l’ora di tornare nella città mistica per eccellenza.

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