sabato 23 aprile 2016

Jerusalem

GERUSALEMME E TORNEO A METÀ
La sveglia è programmata troppo presto per poter inserire anche la corsa, quest’oggi. Vero che la giornata senza allenamento ha sempre un altro gusto, però anche il dormire mi è piuttosto gradito; quindi il tutto è rimandato a questa sera, di ritorno dal campo di Ramat Gan, dopo il viaggio a Gerusalemme mattutino per l’allenamento con i nostri bimbi (metà palestinesi, metà ebrei), il rientro a Tel Aviv per il torneo pomeridiano e la formazione con tutti i mister presenti. Giornatina…Via allora diamo inizio ai lavori, con una bella colaz…no, niente colazione. La città si sveglia con calma e alle 7:45 non c’è un bar che sia uno aperto, così come alle 8:30 quando partiamo! Per noi lümbard questa cosa è incomprensibile, impensabile: te cumincet a lavura o no, sfaticà? Ma qui i ritmi sono diversi, le ore hanno una durata diversa rispetto alle nostre, la gente è più tranquilla, rilassata, si gode i minuti, le ore, senza, apparentemente, grossa fretta, stress, per cui fino alle 8:30 non si può far colazione. Amen. Bene lo stesso. Via verso “Al Quds”, la santa, per il nostro allenamento. Lungo la strada si chiacchiera, si parla del progetto e il clima all’interno dell’auto è proprio bello: ci si confronta, non siamo per forza d’accordo tutti, ognuno manifesta la sua idea, ma siamo tutti uniti, legati dall’idea comune di far qualcosa in questa terra, con quella palla. E questa cosa, questa “unione” con Yasha (tra me e il prof è piuttosto assodata, con la Nichi mi piace sempre viaggiare e confrontarmi, pur con visioni diverse su alcune cose) la sento sempre più forte, viaggio dopo viaggio, e mi fa vivere sempre meglio le mie missioni, pur avendo opinioni, visioni, idee diverse. Arrivati a Gerusalemme conosciamo subito Alì, nuovo allenatore, ex gloria del calcio israeliano, pur essendo arabo, di qualche anno fa (avrà non meno di sessant’anni il “ragazzo”, ma una energia ancora straripante) e Salman, altra gloria calcistica, questa però più attuale (ha smesso 5 anni fa), coi quali discutiamo un po’ dell’organizzazione del progetto localmente, prima di trasferirci in campo, dove 24 bambini ci aspettano. 24 bambini dell’una e dell’altra parte, due mondi differenti "uniti" dalla maglia nerazzurra che corrono e calciano insieme, anche se le differenze rimangono piuttosto evidenti; certo, fisiche, morfologiche, ma anche nel muoversi, nel giocare le distanze emergono. I nostri mister qui devono lavorare un po’ meglio e un po’ di più, se vogliamo davvero unire e non solo far giocare insieme. C’è tempo e i nostri mister sono bravi e soprattutto super motivati; rispetto all’inizio hanno già fatto grandi passi avanti, ma c’è da lavorare. La seduta, comunque, scivola via serenamente e, ahimè, troppo velocemente, perché il campo è occupato e appena scaduta l’ora concessaci dobbiamo sgomberarlo, quindi niente partitella questa mattina. Ci rifaremo al torneo. Ora via, però, dobbiamo tornare a Tel Aviv. Prima però mi fermo a scambiare due parole con Gabriele, un ragazzo giornalista di Mediaset che ci seguirà tutto il giorno. Ha trent’anni, ma ne dimostra qualcuno in più, ma il motivo è piuttosto chiaro: vive qui da 4 anni e che nei momenti di “stanca” della città, quando nessun autobus viene fatto saltare in aria e nessun raid aereo distrugge questo o quel villaggio,  viene mandato in Siria, o in altre zone calde, giusto per non perdere l’abitudine alla tensione e al pericolo, per cui quei capelli bianchi e quelle ruchette sono più che motivate e giustificate. Pericoli a parte, comunque, mi piace la sua vita, il suo lavoro, cacchio. In un’altra vita, magari…senza Si e Anna. Dicevamo…via allora, si torna a Tel Aviv e il tempo per il pranzo non c’è già più: qui la vita è rilassata per i locali, ma noi poveri ospiti invece corriamo come lepri, per sfruttare ogni secondo della missione! Amen, ci rifaremo questa sera a cena. Alle 14:30 siamo in campo: trenta saranno i gradi e" bluissimo” è il cielo lassù! Stupenda come sempre Tel Aviv! Mi piace un sacco. In quattro e quattr’otto costruiamo due campi e organizziamo i bambini “superstiti” in squadre, per dar vita a un torneo all’italiana, che tiene i nostri giovani calciatori sul terreno di gioco per quasi due ore. Intorno Gabriele filma e intervista, un rappresentante della Ferrero osserva, per capire e magari far qualcosa insieme in futuro, l’ambasciatore italiano…viene preso a pallonate! Purtroppo ha scelto una zona sbagliata dove parlare e un tiro impreciso lo colpisce in testa, fra l’imbarazzo e le risate trattenute dei presenti. Incidente diplomatico sfiorato. Al termine delle partite sono abbastanza stravolto, ma c’è la formazione con gli allenatori e improvvisamente trovo altre energie, chissà dove, e per quasi due ore parlo con tutti loro di allenamento, fasi, contenuti tecnici ed educativi dell’allenamento. Con tutti loro! Sembra una cosa normale, ma qui non lo è. Per nulla! Grande chiusura della giornata. Ora però devo mangiare. Niente allenamento, troppo tardi: doccia rapida e di nuovo fuori. Questa volta senza impegni, senza pressioni, senza orari da rispettare: relax!

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