mercoledì 20 aprile 2016

Dir Istia

IN WEST BANK


Svegliarsi la mattina, correre sul lungomare di Tel Aviv, tuffarsi in mare, prima di dare inizio alla giornata dovrebbe essere un obbligo, un iter classico di tutte le mie giornate! Altro che sveglia al buio, treno nel carro bestiame della Lecco-Milano, metropolitana e ufficio fino alle 13! Tutto questo, dopo una corsa e un tuffo avrebbe un altro valore. Ma per ora non si riesce. Oltretutto Silvia mi ha appena confermato che “non mi ci porterai mai in quel posto: mi fa troppa paura e io non voglio aver paura”, quindi per ora questo piano B è scartato. Quindi godiamoci ogni mattina come quella di oggi: corsa, nonostante il polpaccio dolente, e poi via, direzione Dir Istia, al di la del muro, per incontrare Gheisan, nostro allenatore locale, e i nostri 50 bambini. Lungo la strada verso il villaggio ci fermiamo in una stazione, dove ai tavoli di un baretto dedichiamo quaranta minuti al nostro mister, per capire la situazione della sua cellula e iniziare a condividere i contenuti delle nostre sedute e, sorprendentemente, il “ragazzo” ci appare sul pezzo: è contento, coinvolto, desideroso di apprendere e di allenare. Bravo. Poco tempo, ma utile per lasciare qualche importante indicazione e per ottenere informazioni necessarie per continuare il nostro percorso. Dopo la tappa “formativa” si riparte e appena varcato il check point, all’ andata questo passaggio è sempre indolore, in breve arriviamo alla scuola, sede di Inter campus, dove ad attenderci troviamo…un sacco di maglie nerazzurre entusiaste e cariche di energia! Solito giro di saluti in quella lingua misto tra italiano, arabo e inglese che ci unisce, e poi per la prima volta iniziamo…a pesare i bambini. Si, pesare: muniti di bilancia scientifica e metro, iniziamo a catalogare i bimbi; col prof abbiamo deciso di raccogliere un po’ di dati dei nostri bambini del mondo, per poi confrontarli, vedere un po’ “lo stato” dei giovani nerazzurri e osservare, nel tempo, se e come la pratica sportiva porta migliorie o meno al sistema bambino, circoscrivendo l’osservazione ai soli dati fisici. Interessante, credo, la cosa. Voglio proprio vedere cosa salta fuori. Chiaramente la cosa verrà poi ampliata anche ai mister, partendo da noi, italiani…trama Ciccio!!! Finita la pesa, è Gheisan a scendere in campo per primo e non nascondo il mio stupore: rispetto allo scorso anno sembrano altri i bambini e sembra un altro lui! Ordinati, sempre un po’ “esuberanti”, ma contenuti fermamente dal mister, capace di strutturare una seduta con logica, sufficiente intensità e coinvolgimento da parte di tutti. Confesso che proprio non me lo aspettavo, ricordando la situazione su questo campo e la confusione dominante dentro e fuori l’allenamento; invece da quel che si osserva si evince che in questo anno il mister ha svolto un grande lavoro, grazie al supporto di Yasha, e ora possiamo veramente iniziare a “raccogliere qualche frutto”. Certo, la strada verso il miglioramento non ha fine e su questi campi del mondo ogni due passi in avanti se ne fanno quattro indietro, ma questa è la rotta giusta. Speriamo non ci siano interruzioni future, dovute a qualche bomba o a qualche nuova rivolta, per poter continuare a proporre allenamenti e poter così proseguire nel percorso di miglioramento, perché sarebbe veramente un peccato arrestare questo processo di crescita, miglioramento, della cellula. Dopo Gheisan tocca a noi scendere in campo: 20 bambini tra i 9 e i 12 anni ai “nostri ordini” e noi conl’idea di provare a ripetere in tutte le cellule, da oggi in avanti per tutta la durata della missione, la stessa esercitazione introduttiva, per osservare le diverse reazioni, i diversi adattamenti dei diversi bambini allo stesso stimolo. Via allora, nastri, quadrato e bimbi che sfrecciano da una parte all’altra al nostro richiamo: iamina, smell (che non si scriverà così), yalla, ukef (che significherà altro scritto in questo modo, non certo stop), i nostri idiomi sono lontanissimi, ma riusciamo ad intenderci e loro corrono e reagiscono ai nostri stimoli prontamente. Bravi, molto bravi: pochi corrono male e anche se tecnicamente quasi tutti lasciano un po’ a desiderare, l’attenzione e la voglia di divertirsi e imparare domina sul terreno di gioco e la seduta scivola via liscia, fra sorrisi e esultanze varie per gol fatti, o evitati. Chiuso l’allenamento, immancabile giro della città vecchia, farcito di…cazzate di varia natura raccontateci dal sindaco, che sostiene essere la sua una fra le prime dieci città “turistiche” della Palestina (trovare un turista in Palestina è come conoscere un milanista con un cervello pensante), la seconda più antica e una serie di altre sue certezze non verificate, che ci accompagnano lungo il nostro cammino dentro le mura ristrutturate grazie a fondi della comunità europea. Il sole inizia a calare, il cielo si tinge di tinte calde e sempre più scure, capaci di renderlo ancora più affascinante di quanto non lo sia gia di suo, quando prendiamo congedo dai nostri amici, pronti per affrontare il terribile check point del ritorno, che però, con nostro grande sollievo, non ci crea alcun problema, anzi, passiamo senza quasi rallentare! Spettacolo. La missione inizia con i migliori auspici!!!

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