mercoledì 25 marzo 2015

L'angolo dell'allenatore

L’ANGOLO DELL’ALLENATORE

Forse qui non è il caso…ma in fin dei conti, perché no. Nessuno nasce "imparato" e in fin dei conti il livello degli allenatori che ci siamo trovati di fronte non è ne' più basso, ne' più preoccupante di tanti altri incontrati in giro per il mondo, quindi questa non sarà altro che l'ennesima, affascinante sfida da raccogliere, sperando di riuscire, cosa rara qui almeno fino ad oggi, a dare continuità nelle presenze, non tanto nostre, quanto piuttosto loro. Forse perché le aspettative erano alte, in fin dei conti siamo in Israele, ho riscontrato più problemi di quanto magari non se ne palesassero. Ma va bene così. 
Su questi campi del mondo ancora non si può parlare di allenatori, ma di volontari, che dedicano generosamente parte del loro tempo libero ai bambini delle diverse cellule, mettendoli in campo e facendoli giocare (come in tanti campi di casa nostra, a ben vedere, dove il fruttivendolo del quartiere si improvvisa allenatore). Tutto qui. Area emotiva, cognitiva, motoria e sviluppo della personalità per mezzo dell’allenamento sono concetti non solo oscuri, ma totalmente ignorati. L’unico che per lo meno gestisce un allenamento con autorevolezza, organizzando i suoi bambini e dando dei contenuti, seppur esclusivamente tecnici, alle sue sedute è il mister di Dar Istia, del quale non riesco a scrivere il nome (Yasha, se leggi questo post mi suggerisci la scrittura del nome?), il signore più anziano del nostro staff. Lui allena, quando è in campo lascia qualcosa ai suoi giocatori. Urla, usa il fischietto, non si muove molto, parte sempre con una esercitazione analitica dedicata a un gesto tecnico per poi proporre altre due esercitazioni dedicate ad altri gesti, ma se non altro…usa i cinesini, organizza in file i ragazzi per le varie esercitazioni, corregge, a volte dimostra anche. Insomma, fa l’allenatore. Il resto della truppa…latita. Non ho visto Emanuele all’opera questo giro, che magari è migliorato (sinceramente ci credo!), ma Omer e il capo ultrà di Tel Aviv…prossima volta. Poi c'è Yasha...per me è già un grande così! Si è messo in gioco, si è buttato in campo così, all'improvviso, per fornire un ulteriore sostegno a questo progetto che sta prendendo forma da queste parti solo grazie a lui e alla sua perseveranza, ha iniziato a "studiare" il materiale che gli mandavo per dedicarsi ai bambini con delle competenze, prova a mettere in piedi degli allenamenti, a gestire dei bambini poco abituati al rispetto delle regole e delle norme di comportamento, insomma, ha intrapreso un'avventura complicatissima, per semplice amore. Amore per il progetto e per quello che cerchiamo di fare. Grande Yasha. E grande la sua famiglia, Jas, la moglie, parte operativa insieme a lui, più "moccio gigante e costante" Aaron, il figlio piccolo che ha fatto anche mezzo allenamento con me e la mitica Lyell, la figliola con la quale ho giocato tutta settimana. Spettacolo! C'è un sacco di lavoro da fare, ma...avanti così!

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