sabato 20 settembre 2014

Incontri Boliviani

GIORNATE DI 48ORE.

Sarà l’altura, sarà l’entusiasmo contagiante del viaggio, sarà la consapevolezza di una pancia importante, ma oggi Gabri si è allenato! Spettacolo! Son proprio contento: finito il doppio allenamento con i bambini ci cambiamo e, lui in campo io fuori, abbiamo iniziato le nostre corse, concluse insieme con un piccolo lavoro di forza. Grande ciccio! E non contento si è lasciato anche consigliare per il pranzo e a cena ha mangiato bene: avanti così. Correre a queste altezze non è facile, si fa fatica a respirare in affanno e si recupera con più difficoltà, per cui il suo sforzo di oggi è doppio. Ora però lo aspetto al varco, o meglio domani mattina lo aspetto con le scarpe da corsa ai piedi…vediamo.
Ciccio a parte, la giornata che si va concludendo è stata una lunga, intensa e bellissima giornata. Allenamenti mattina e pomeriggio con i bambini divertenti e sempre utili, a mio modo di vedere, per noi e per loro, ma soprattutto in mezzo, tra una seduta e l’altra, oltreché dopo, incontri con gente speciale, con italiani fuggiti dal nostro paese anni fa per donare la propria vita agli altri, con ragazzi (una volta ragazzi) che mi trasmettono sempre qualcosa, che hanno tanto da insegnarmi e tanto da raccontarmi, che ammiro, anche solo per la coraggiosa scelta di vita affrontata e per la devozione che mettono nel perseguire il proprio obiettivo di vita. Persone che ho avuto l’opportunità di incontrare in questo mio personalissimo pellegrinaggio in neroazzurro, lontani anni luce dai classici, e ahimè numerosi, volontari italiani “gratta cu” che incontri in giro per il mondo; questi ragazzi non sono i classici fricchettoni con problemi a casa che partono per un’esperienza all’estero portando con se tutte le problematiche e riversandole nel posto già pieno di casini ove teoricamente sarebbero presenti per aiutare. No, no, niente a che vedere con quei baget! Questi di cui parlo sono coloro i quali un bel giorno hanno deciso di abbandonare la propria esistenza, magari positivamente avviata, per tuffarsi in qualche buco di culo del mondo e non uscirne più, per mettere la propria vita nelle mani degli altri, bisognosi e in difficoltà, e sacrificarla in toto. Uno di questi, l’ultimo in ordine di apparizione nel libro della mia vita,  è sicuramente Danilo: bergamasco puro e semplice, tagliat giò cul falciot, che quasi trent’anni fa si è trasferito qui a Cochabamba per far qualcosa per gli altri e che oggi gestisce una associazione che accoglie nelle proprie case bambini, ragazzi, adulti con ritardi mentali più o meno conclamati, e che dona a tutti questi altrimenti derelitti una possibilità, una chance da giocarsi sul tavolo della vita. 24 ore su 24, 7 giorni su sette, 365 giorni l’anno: la casa di Danilo è sempre aperta, pronta ad accogliere un altro emarginato, un altro caso disperato e lui è sempre a disposizione di tutti. Non conosce vacanza, non conosce pausa... e quando si lavora con ragazzi "speciali” non staccare mai vuol dire impazzire, eppure si tiene botta. Un incontro veloce nel pomeriggio il nostro, dopo allenamento, direttamente alla casa, insieme a tutti i “suoi” ragazzi, per poi rivedersi un po’ più tempo la sera, chiacchierare e chiedere un po’ di lui e della sua lunga esperienza boliviana, quindi la mia è più che altro una prima impressione, una sensazione, derivata da ciò che mi ha raccontato e da ciò che a pelle, a naso, mi ha trasmesso, ma per me è già un altro Stefano, un altro Marco, un altro Chicco, un altro dei miei incontri positivi nel pellegrinaggio neroazzurro.  

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