martedì 23 settembre 2014

El me meste'!

Cochabamba giorno 5

Posso vivere sempre così? Mi basterebbe solo aver Silvia con me, poi sarei completo! Sveglia presto, allenamento, doccia e in campo con i bambini fino a mezzogiorno; pausa pranzo e nel pomeriggio si torna in campo per poi alla sera giocare la partita con gli allenatori (se poi gioco sempre come ieri sera è ancora più divertente…o no, Ciccio??? Sul campo c’è ancora la buca dove sei caduto!!!). Spettacolo!!! Niente sveglia controvoglia, nebbia, freddo, treno stile carro bestiame con mille persone…”in un minuscolo spazio vitale”; niente ufficio…e qui mi fermo; niente genitori dei bimbi della scuola calcio che parlano e si lamentano per ogni cosa, senza senso e con arrogante ignoranza (l’ultima: genitore di un 2006, che dalla tribuna in occasione dell’ultima partita, che è stata anche la prima dell’anno, urlava che nella nostra squadra manca un incontrista…la, dove si gioca a 5, dove si hanno 9 anni, dove ancora non si conosce il proprio corpo e non si sa bene come muoverlo, figuriamoci con un pallone da inseguire, controllare, calciare…già, la, servirebbe un incontrista…),;niente di tutto ciò che non mi piace quando sono a casa. Niente. Perché quando sono in giro le giornate sono intense, arrivo a sera che sono un cadavere, provato fisicamente, emotivamente e mentalmente, ma cacchio sono giornate che ruotano totalmente intorno al calcio, all’allenamento, a ciò che più mi piace e che più mi riesce di fare, senza distrazioni esterne, senza sciocchezze che portano nubi nella serenità dei miei giorni, senza banalità rese importanti eventi che mi intralciano nella sostenuta corsa quotidiana. Naaa, niente di tutto questo: qui e ovunque nel mondo in neroazzurro i problemi sono veri, reali e grandi, grandissimi, per tutte le persone che incontro e io/noi, col nostro lavoro sul campo cerchiamo di affrontare questi problemi non certo con la presunzione di risolverli, ma con l’entusiasmo e la determinazione per cercare, per lo meno, di alleviarli, di ridurre la loro pressione sulle schiene dei nostri bambini. E questo mi è sufficiente per stare sempre bene. Magari non ci si riesce, magari non è con l’allenamento che posso veramente aiutare questo o quel bambino, questo che non ha i soldi per pagarsi la scuola, o quello che a casa subisce le violenze del sempre ubriaco padre; ma ci si prova, ci si butta con tutte le nostre forze in campo e si tenta di dare al primo qualche nozione extra calcistica che possa aiutarlo anche al di fuori del rettangolo verde e al secondo un posto di serenità, gioia e spensieratezza ove stare, lontano dalle mura di casa. Ripeto, non ho la presunzione di credere che il gioco del calcio sia la panacea di tutti i mali e con il mio allenamento posso garantire la risoluzione di tutti i problemi, così come non credo di essere madre teresa di calcutta in calzoncini e maglia da allenamento, però ci provo, ci proviamo. E mi piace da matti provarci.
Per questo poi mi scaldo quando incontro gli allenatori in aula e faccio loro formazione: vado in tanche agonistica, parlo per ore con gli occhi a volte “spaventati” dei vari mister puntati addosso, togliendo la parola ai miei partner (cazzo, mi ero ripromesso di lasciar parlare solo Gabri, ma anche questa volta ho fallito…): perché sono convinto che anche se poco, almeno faccio qualcosa e quel poco che so e so fare, voglio condividerlo con più persone possibile, come me amanti del calcio, come me sportive e come me convinte che questo sia il vero sport calcio e questo sia lo strumento educativo principe, dal quale tutto può partire. Piutost che nigot l’è mei piutost e quindi…sotto con gli allenamenti!

2 commenti:

  1. Ovazione per Alberto Giacomini!!! Sono in piedi davanti al mio PC e sto applaudendo il tuo discorso!!!

    Questione INCONTRISTA: sai dove servirebbe? Nel cervello di quel genitore per far INCONTRARE 2 neuroni e generare forse la prima sinapsi!!!

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