sabato 31 agosto 2013

Congo, Kinshasa 2013

29 Agosto

Kimbondo e' sempre Kimbondo: sempre lo stesso, immenso, esagerato concentrato di sfighe e speranze! L'ospedale pediatrico sito fuori Kinshasa, oltre la zona detta mont n'gafoula, è ogni giorno più affollato di bambini con handicap vari, per questo motivo abbandonati ( sono considerati portatori del male per i loro ritardi) e consegnati a Padre Hugo, che a oggi accoglie 170 bimbi! Spaventoso! E più cresce la fama, più la gente conosce l'ospedale e la sua opera, più aumentano i bambini, che arrivano da tutto il paese, per essere messi nelle mani di queste grandi persone. Ogni volta che vengo qui un velo di tristezza e di senso di inutilità mi pervade: non c'è spazio dove ruotano i miei occhi che non sia colmo di bimbi, coperti di mosche, vestiti di stracci, che cercano di toccarmi, di venirmi in braccio, di essere presi per mano e accarezzati e non c'è modo per me di riuscire a sentirmi utile in qualche modo per tutti loro. Li prendo in braccio, parlo con loro, li prendo per mano, li faccio giocare, li diamo la maglia neroazzurra...ma poi? Io me ne torno a casa e loro, dopo un assaggio di normalità, tornano alla loro misera realtà. Cazzo! E tutte le volte è così: non trovo il modo di fare di più, di dare di più, non c'è modo di stare più giorno in questa realtà, non trovo il modo di allungare gli attimi di fuga dalla realtà di questi nani. Un giorno, tante mani strette, tanti giochini proposti, tanti sorrisi ricevuti in dono e poi più nulla per un altro anno. Più nulla da parte mia, certo, perché Hugo e Gianni e un sacco, per fortuna sempre di più, di volontari, si occupano di loro a tempo pieno, cercando di donar loro un'esistenza per lo meno "normale", ma noi qualcosa in più dobbiamo fare. Cosa però? Cacchio, io so giocare, so far giocare a calcio: questi nani han bisogno della palla, o sono altre le priorità? Se ci fermassimo qui più giorni continui, sarei più soddisfatto? E il lavoro a Kinshasa? Non posso certo fermarmi in Congo un mese! Cazzo! Odio e adoro Kimbondo. Ogni anno di più.

Di ritorno dalla pesante, emotivamente parlando, esperienza dell'ospedale pediatrico, ho bisogno di una corsa, di un bell'allenamento sul lungo Congo, per metabolizzare tutto quanto ho vissuto oggi e provare a scaricare un po' di "tensione emotiva" e...sorpresa! Max viene con noi! Io faccio il mio allenamento e consiglio a Max il lavoro da fare: due giri del percorso (1600 metri ogni giro), cercando di restare sotto i 18 minuti ad ogni passaggio. Be', grande Max! Ho sempre pensato che nelle mie corse non sarebbe mai entrato, invece oggi eccolo qui, lungo il tragitto fra le ambasciate che ormai conosco a memoria, incedere con sicurezza, pur un po' in affanno, per rimettere in sesto il suo malandato corpo. Grande Max!!!
A corsa conclusa, tutti e tre siamo invitati a casa di Alain a cena, per cenare all'italiana insieme alla sua "mista" famiglia: Anna Chiara, Jasmine e David! I genitori sono metà congolesi e metà italiani e i bimbi sono una, Jasmine, nerissima, mentre David è quasi bianco, seppur con tremendamente somigliante il padre. Qui è un po' più difficile tenere a bada Max, ma per un po' ci provo, anche con soddisfacenti risultati, prima di cedere e lasciargli briglia sciolta, della quale però non si approfitta, "limitando" la sua gola profonda. Anche qui, dunque, bravo Max. Si ride e si scherza a lungo, fin quando Morfeo non bussa alle nostre porte, suggerendoci il ritorno a casa, in vista anche dell'intensa giornata che ci attende domani. Eccomi dunque ora nel letto, in questo residence bello e accogliente, io al piano di sopra e Dario sotto le scale, in una sorta di cuccia per cani (ha scelto lui: io gli ho detto che potevamo dormire insieme nel letto gigante), concludendo un'altra splendida giornata

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