mercoledì 28 agosto 2013

Congo, Kinshasa, Agosto 2013

Congo, Kinshasa, Agosto 2013

Scendo dall'aereo e questa volta sotto la scaletta trovo addirittura il bus, che mi accompagna nella sala dove si sbrigano le faccende doganali; la sala e' nuova, pulita, ordinata, con anche i gabbiotti dove siedono i funzionari in ordine e intatte; le procedure normalmente infinite, degne del lasciapassare a 38 di Asterix, passano veloci e senza intoppi; alla raccolta bagagli un po' di casino, ma niente di paragonabile alla bolgia infernale cui ero abituato...Incredibile! Dove cacchio sono atterrato? Esco dall'aeroporto e...ah, ecco Kinshasa: "monsieur, monsieur...", " papa', papa', done mois...", mani che cercano ti strattonarti, folla che ti blocca la strada, ragazzi che ti inseguono sperando che tu lasci loro portare le tue borse...ecco Kinshasa, ecco la dolce bolgia dantesca che ricordavo. Per rinnovare maggiormente in me il ricordo del Congo ecco il caldo umido e l'odore tipico, unico e indescrivibile di questa parte di mondo, che mi assalgono e mi fanno nuovamente sentire a casa, o meglio, in una delle case. La strada verso la nostra casetta alla Gombe, poi, mi fa capire che il rinnovamento del paese si limita alle apparenze, ma la sostanza e' sempre la stessa: un gran disordine, selvaggio, anarchico e spaventosamente africano, regna ovunque e la gente, le persone, i milioni di persone che affollano la città, stanno sempre come prima e si adeguano a tutto, vivono con rassegnata ostinazione tutto questo disordine. Alain conferma tutto quanto mi sembra di cogliere dal finestrino dell'auto, raccontandomi in aggiunta delle sue ultime disavventure, per rincarare un po' la dose e presentarmi la vera, disastrosa, realtà: il nostro povero amico congolese poco tempo fa e' stato fermato dalla polizia, picchiato e derubato degli avere che portava con se'! Buono, direi! La polizia in fin dei conti non dovrebbe tutelare le persone e l'ordine pubblico, giusto? Quindi e' normale...o forse mi sbaglio...
Assurdo, povero Alain. Eppure va così e non sembra che le cose possano in qualche modo migliorare, cacchio, per lo meno nei prossimi anni. Ma noi non molliamo e torniamo, sperando, con la nostra magica sfera di cuoio e la maglia neroazzurra, di contribuire, anche se in piccola parte, alla crescita, all'evoluzione, al miglioramento, dello stato delle cose.

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