mercoledì 11 ottobre 2023

Get out of here

 Il ritrovo è fissato alle 7:30 nella hall dell'hotel, per coordinarci con tutte le persone che ci stanno aiutando e trovare la soluzione migliore e più sicura per uscire di qui. 

Quando scendo l'hotel è pieno di gente seduta un po' ovunque, con le proprie valigie in mano, al telefono o con gli occhi sulla tv che continua a trasmettere immagini di bombardamenti...così, per stemperare la tensione, direi! Come inizio non c'è male, penso citando il grande film epico per chi ama il calcio degli anni 80. Facciamo colazione mentre riceviamo messaggi e chiamate da mille persone sia della fifa che di altre grandi entità e la cosa mi fa capire che non siamo soli in questo casino, che in tanti hanno a cuore la nostra situazione. Anche se...ancora non mi sembra di essere così tanto in pericolo. Si, c'è confusione qui intorno, ma fuori è tutto tranquillo, escludendo gli incendi e i tafferugli nelle zone vicine ai check point. Ma questa è la normalità in questo lato di mondo, la gente qui è maledettamente abituata a questa tensione, a questi scontri continui, a questa guerra continua, costante, dilaniante. Non riesco a vedere l'upgrade di pericolo, per cui, per quanto super grato a tutti quanti, dentro di me penso che stiano un po' esagerando. Ma...meglio così. 

Alla fine, dopo tutta la mattinata tra telefono e pc, si stabilisce che domani verrà a prenderci una macchina per portarci al passaggio di Allenby bridge, usciremo da li e una volta in Giordania cercheremo un aereo per rientrare. Cercheremo...più o meno: abbiamo una intera agenzia viaggi che lavora per noi, come sempre siamo dei privilegiati, super coccolati, non sono io a cercare i voli sui siti internet. Sono un privilegiato Non certo come gli allenatori o i bambini locali. Già, perché io domani me ne andrò, ma loro resteranno qui. E se le cose continueranno a montare, a crescere, come tutti dicono, tra poco il rumore di esplosioni e spari non sarà più solo in lontananza, laggiù, lontano (lontano...son 60 km), ma diventerà maledettamente reale, prossimo. Cazzo.

Va be', le cose sembrano definite. Vado a studiare un po' in camera (maledetti esami) e poi ad allenarmi e la giornata scorre lentamente e noiosamente, ma inesorabilmente. Le notizie che leggiamo sui giornali sono terrificanti e spaventose, ma ancora una volta guardandomi intorno non mi sento in pericolo. Fino a quando Honey, Hahmad e Mouna, a tavola con noi, non iniziano ad agitarsi, a parlare solo in arabo e a cambiare espressione. Drizzo le orecchie, colgo qualche parola conosciuta e cerco di decifrare il loro linguaggio del corpo. è successo qualcosa al check point di qalandia, non distante da noi (forse 4 km). Lo dico a Melvin, che subito googola e scopre: i militari hanno ammazzato due persone che cercavano di uscire dal paese e sono iniziati scontri anche li. Questa volta molto vicino a noi. Arriva una chiamata: get out! preparate le valigie, state pronti, appena vi chiamiamo entro un'ora la macchina sarà li e dovrete partire. Ma dove cazzo andiamo che le frontiere sono chiuse??? Si ricomincia: chiamate, siti delle ambasciate (la nostra latita), comunicazioni con il mondo intero (UN, federazione calcio israeliana, federazione calcio palestinese...) per capire se possiamo uscire da qui o no e alla fine, dopo un paio d'ore, arrviamo alla conclusione: se aprono le frontiere apriranno quella di Allenby, ma solo dopo le 8 e fino alle 15. Domani mattina proviamo: se quelli della macchina riceveranno conferma ci chiameranno e in meno di un'ora partiremo per provare l'uscita. Non dovessimo riuscirci torneremo qui in hotel e troveremo un'altra soluzione (parlano di uscire in ambulanza, di un elicottero...mi sembra d essere nel film "argo"!!!). Ok, allora via, andiamo a letto. Domani dobbiamo essere pronti a tutto.

Dormo, mi addormento velocemente, ma dopo un tempo indefinito mi sveglio: spari, rumori sordi, qualche fischio seguito da una specie di esplosione, interrompono il mio riposo. Cazzo, son qui, li sento chiaramente. Tutto però torna a tacere in poco tempo. Torna il silenzio, La calma. Si sentono rumori di aerei, ma è una costante da giorni. Sembra passato. Ritorno a dormire, sperando davvero di andarmene domani. Ora si, sono preoccupato

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