lunedì 9 ottobre 2023

Back to Palestine

BACK TO PALESTINE part 2

Allenamento in palestra, doccia e son pronto per la cena insieme ai miei compagni di viaggio e ad alcuni allenatori. Come sempre da queste parti, il tavolo in breve si riempie di piccoli piattini con diversi assaggi di ogni cosa (hummus, insalate con la frutta secca, babaganoush e mille altri) e enormi piattoni ricolmi del loro maledettamente buonissimo pane. E in più ettolitri di limonata con la menta. Spettacolo vero. Si attaccano i piatti, si parla, si ride, come se nulla fosse, fin quando Niko, un mio collega, non riceve una chiamata direttamente dal segretario generale appena entrato in carica e tutto cambia: dobbiamo rientrare. Missione cancellata e “asap” dobbiamo salire su un volo per tornare a casa. ‘azz. Non me l’aspettavo. Già, ma quando partiamo? E come? E soprattutto, come passiamo il confine, che hanno chiuso tutte le frontiere?

Seguono ore di chiamate frenetiche, supposizioni, proposte, idee. Chiamo l’ambasciata italiana a tel aviv…niente. Chiamo il consolato…niente. Attivo la app “unità di crisi”, provo a registrare la mia posizione, ma…non ho modo di scegliere dall’elenco la Palestina come luogo ove mi trovo, perché non c’è. Come inizio, direi, non c’è male. Grazie alla ma direttrice in FIFA, però, riesco a contattare la nostra assicurazione, che si attiva immediatamente per darci supporto. Intanto anche gli altri colleghi si attivano e dopo poco più di tre ore arriviamo ad una decisione comune: andiamo a dormire e aspettiamo che ci dicano come poter uscire. Senza auto, scorta, non ci muoviamo dall’hotel. Io provo a proporre di far comunque il corso e l’allenamento: siamo qui, loro sono qui, perché non provarci? Tanto sicuramente fino a domani non avremo notizie e credo fino a dopo domani non potremo uscire di qui. Tanto vale. Lo staff della sicurezza però non prende bene la mia proposta e cancella evento e qualsiasi altra attività. Ok, ok, mi chiudo in hotel. E aspetto insieme agli altri.

Al mattino, dopo un mini allenamento e colazione, parte una serie infinita di messaggi: UN, IMSSA, FIFA…son tutti super attivi per trovarci una soluzione, ma i problemi grandi da risolvere sono due: le frontiere sono chiuse in uscita e con noi, nella nostra delegazione, c’è una ragazza, prima calciatrice palestinese, fondatrice della nazionale femminile, ora parte dello staff comunicazione di fifa, che ha passaporto palestinese! Un po’ come avere la maglia del tottenham in un pub di tifosi dei gunners. Un bel casino. Ma tutti sono, sembrano, super attivi, sul pezzo, e ci danno grande supporto. Io…son tranquillo, non mi sento in pericolo. Ci son dei momenti in cui mi dico che forse dovrei allertarmi un po’, ma ho l’impressione di essere in buone mani. Ho solo la preoccupazione di trasmettere questa mia tranquillità a Silvia, perché se quando ero in trasferta alle comore, dopo due ore che non riceveva mie notizie ha chiamato l’hotel, non riesco a immaginare quante telefonate abbia già fatto al Papa… 

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