mercoledì 8 maggio 2019

Primo giorno a Kathmandu

Dopo l'infinita giornata di ieri e il conseguente svenimento nel letto, la sveglia è fissata prestissimo, per andare in esplorazione nella zona di corsa e trovare uno spazio ove allenarmi nei prossimi giorni, prima di iniziare a lavorare, ma purtroppo la missione si conclude senza esito; la città infatti, per lo meno dove siamo noi, non è per nulla a misura di runner e tanto meno a misura d'uomo: nessun parchetto, nessuno spazio dove giocare per i bambini, o anche solo dove stare senza essere circondati da auto, motorini o camion. Strade, stradine, vicoli e mezzi puzzolenti da tutte le parti. Assurdo. Ci ho provato, ma dopo nemmeno 7 km ho deciso di rientrare, sopraffatto da polvere e smog. Neanche a Shanghai ho vissuto una simile frustrazione. Che delusione.
Archiviata la speranza di una bella corsa per le vie di Kathmandu, sfogo i miei bisogni in stanza con l'elastico, per poi ,all'orario convenuto, farmi trovare insieme al mio compagno di viaggio Paolo presso la sede di Apeiron, la ong che potrebbe essere nostra partner sul territorio, e iniziare il nostro giro di esplorazione, di conoscenza delle scuole possibili candidate. La prima non è molto distante dalla città, seppur ci si metta circa mezz'ora per via del traffico, e ha il grande merito di essere un po' in collina, permettendomi per la prima volta di scorgere le grandi montagne che ci circondano. È una scuola governativa che accoglie 150 bambini tra i due e i tredici anni (pre-primary, primary), un po' fatiscente e che ha tra i suoi studenti anche i 21 bimbi orfani che vivono nella casa costruita e gestita dal nostro partner; si dimostrano super entusiasti della possibilità di collaborare con noi, di averci all'interno del loro programma scolastico, ma...cacchio, il loro campo è oltre ogni standard inter campus!!! Uno spazio di circa trenta metri per venti, che arrivano ad essere 10 per via del muro della casa, in pendenza, in forte pendenza, disseminato di buche e soprattutto senza alcuna protezione! Non è che sono diventato all'improvviso schizzinoso, ma qui ogni pallone calciato male rischia di finire giù in città. E non è che prosperano i palloni in Inter Campus. La realtà sembra perfetta per noi, ma dobbiamo trovare una soluzione migliore per il campo, se no dopo il primo allenamento dovremo chiudere baracca e burattini, altro che fare il doppio allenamento settimanale. Vedremo. Intanto ci fermiamo nella casa famiglia per mangiare qualcosa prima di ripartire alla volta della seconda scuola, sita dall'altra parte della città e quindi...a più di un'ora di distanza, nonostante chilometricamente non disti più di una decina di chilometri. Ma il traffico è infernale e le vacche che si sdraiano in mezzo alla strada che costellano il percorso di certo non semplificano il trasferimento (e guai a toccarle! Son sacre, quindi possono fare ciò che vogliono e sembra proprio che lo sappiano e godano di questo privilegio!), per cui un rapido spostamento si trasforma in un vero e proprio viaggio. Solita procedura anche qui: via le scarpe, incontro con preside e rappresentante dei prof, conoscenza reciproca e varie domande per capire entrambi se possiamo lavorare insieme. Qui il campo sembra più accessibile, ma mi sembra che seppur in condizioni di bisogno, siano già in grado di offrire attività sul campo agli studenti. Non lo so, la scuola mi piace, i bimbi sono carichissimi, i prof sembra abbiano ben capito Inter Campus, ma c'è qualcosa che non mi convince del tutto. Vedremo anche qui. Ora non è il momento di decidere, ma di raccogliere informazioni e sopratutto di tornare in città coi nostri due accompagnatori (di cui non so assolutamente il nome, perchè capisco un quinto di ciò che mi dicono!), perchè hanno organizzato una partita per questa sera. Via, allora. Sgomma...grandissimo autista di cui non so il nome: andiamo a giocare!!!

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