giovedì 7 febbraio 2019

Corsa esplorativa


KRIBI
Nonostante sia questo il mio…boh, chissà quanti viaggi ho fatto in Camerun. Provando con la memoria a risalire al primo, febbraio 2005 a Yaoundè, e cercando di ricordarmi tutti i seguenti, arrivo a contarne 22 con questo, ma  potrei sbagliarmi per difetto (e quindi quanti cacchio di viaggi in totale ho fatto per Inter Campus??? Qui la memoria mi ha sfanculato, tipo il cervello di Homer quando Marge gli chiede di prestarle il massimo dell’attenzione). Be’, poco importa. Nonostante sia da tanto che vengo in Camerun, è questa la mia prima visita alla città di Kribi e la scoperta di questo posto, nonostante stia cadendo a pezzi esattamente come tutto il resto del Paese, come scrivevo ieri, mi stimola, mi regala ulteriori energie per questi giorni di lavoro. Pur quindi stanco dal lungo viaggio e anchilosato per la non proprio comoda posizione tenuta in macchina nell’ultima parte del trasferimento, decido di alzarmi presto per uscire a correre e attraverso la corsa esplorare un po’ la città e così nei quaranta minuti mattutini lungo la strada che costeggia l’oceano, nonostante il caldo e l’umidità feroce, le gambe girano leggere, grazie al fatto che la mente è occupata dall’analisi di tutte le informazioni che i miei occhi stanno raccogliendo lungo il percorso. C’è gente ovunque, che come sempre cammina per chissà quale destinazione, chi vendendo merce, chi semplicemente per fare qualcosa; incrocio strade, stradine, che partono dall’asfalto e nella loro terra rossa si spingono verso l’interno, tra vegetazione fitta e “case” di legno per lo più mezze storte, tutte uguali e tutte decadenti; “ristoranti” ogni cento metri, ricavati dentro le casette di legno sopra descritte, con un insegna dipinta a mano che riporta in stampatello il nome del posto e con una cucina a vista, che sarebbe meglio non vedere; mi imbatto in centinaia di bambini vestiti tutti in uniforme di diverso colore a seconda della scuola, che a prescindere dall’età e dalla distanza da coprire, si muovono a piedi per arrivare puntuali alla lezione (cosa nemmeno pensabile in Italia: bimbetti della scuola materna che camminano mano nella mano con la sorellina di poco più grande, lungo la strada senza marciapiede dove sto correndo anche io!); schivo in continuazione moto taxi che sfrecciano in ogni direzione, che da queste parti sembrano essere forse non l’unico, ma sicuramente il più ricercato “mezzo pubblico”; mi tappo il naso affiancando camion enormi che trasportano tronchi d’albero giganti, tanto chiari dentro, quanto scuri sulla corteccia, legati sul rimorchio da “forti” catene e…basta, da null’altro. Mi ricorda tanto altre città Camerunesi (Limbè soprattutto), ma il caldo e l’umidità la rendono unica. Rientro quindi gocciolante di sudore, come se fossi caduto in una pozza d’acqua, pronto per iniziare la formazione coi nostri 24 allenatori! 


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