giovedì 12 gennaio 2017

Sui campi italiani


È da un bel po’ che non riesco a scrivere due righe su questo mio foglio virtuale, un po’ perché ultimamente ho viaggiato meno di tutti e un po’ perché tutta una serie di vicende…“calcistiche” mi hanno un po’ infastidito, schifato, ultimamente, arrivando ad occupare con violenza la mia testa i miei pensieri, impedendomi così di riuscire a riportare su “carta”, seppur virtuale, ciò che vivo, ciò che faccio…sui campi del mondo. Ora, fermo ad Amsterdam da 24 ore a causa del maltempo e impossibilitato a raggiungere Lubumbashi, ho avuto modo, tempo, lontano dal quotidiano trambusto villasantino e dalla volontà di rimandare tutto per mantenermi sereno e pronto per le mie due splendide donne, di far lentamente defluire i miei pensieri, svuotando parzialmente la mia mente e lasciando spazio per i miei racconti di viaggio. Chiaramente quel lento deflusso di pensieri negativi su ciò che sta accadendomi intorno in questi ultimi mesi non potrà ora essere riportato, perché giugno e la fine della stagione sono ancora lontani, ma a tempo debito troverà spazio su questa pagina, vera valvola di sfogo per tutto ciò che riguarda il campo, i campi, per tutto ciò che riguarda la mia esperienza di mister. Una cosa però voglio scriverla, anche se non riguarda direttamente me e i miei viaggi, ma la condizione precaria del calcio giovanile: nel week end della befana sono stato insieme ai miei 2000 a Firenze per un torneo insieme ad altre 68 squadre di diverse categorie, dai 2008 in su, provenienti da diverse parti d’Italia. Nel corso dei giorni e delle partite ho avuto modo di incrociare, parlare, osservare, altri mister all’opera, con bimbi o adolescenti, e mi sono tristemente reso conto, una volta di più, che educazione non può essere calcio, tanto più quando si è in campo a giocare un torneo. Urla, bestemmie, insulti di ogni genere…lasciamo stare la qualità del gioco, passerei per fenomeno, ma i comportamenti dei più mi hanno proprio intristito: questi sono i mister, c’è poco da fare. Questo è quello che offrono le scuole calcio e ad un certo punto credo anche che questo è ciò che cercano, vogliono genitori, famiglie. Il più “bello” è stato un mister bergamasco di una squadra 2008: una bella squadra, con dei “bei bimbi”, uniti tra loro e appassionati, “grintosi” come piace dire ai geni del bar dello sport e attentissimi ad ogni parola, ad ogni gesto del loro mister, che nel corso dei 15 minuti che ho potuto osservare non è stato zitto un solo attimo, ha telecomandato i suoi piccoli “burattini” a suon di urla, richiami negativi e frasi mangiate perche ricche di parolacce e insulti di vario genere. “Ma cosa combini? Ma no, ora ti tolgo! Che scelta stupida farti giocare”, il must di quei minuti di gioco. ‘azz. 2008…torneo…calcio…educazione…non è possibile! ed eravamo a Coverciano, sui campi della nazionale, a casa della scuola allenatori, dove si formano  i mister e da dove sarebbe dovuto uscire qualcuno per fermare questo o quel mister, magari anche il sottoscritto, non lo escludo, impedendogli di continuare a praticare questo mestiere così importante eppure così poco considerato. Non tutti possono fare il professore, l’artigiano, il cuoco, non capisco perche invece tutti siano pronti per essere educatori/allenatori di bambini. Mah...w l'Italia.

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