lunedì 19 settembre 2016

Un Paese in cambiamento

Se ieri mi lamentavo per l'obbligo di indossare pantaloni lunghi in pubblico e per il conseguente fastidio provato quando mi ritrovo costretto a correre con delle braghe lunghe e attillate, che cascano costantemente e mi fanno sudare il doppio dei miei già copiosi standard, non ho fatto cenno ad un'altra cosa per me stranissima, che vivo sempre da queste parti: il fatto che non ho ancora visto uno spogliatoio come lo intendo io, con giocatori, o allenatori, che si cambiano insieme, che si mostrano senza timori senza maglia o nudi, pronti per fare la doccia; insomma, che vivono serenamente il proprio corpo e che condividono con cameratismo tipico degli sportivi quelle quattro, solitamente sudice, mura. Si cambiano di nascosto, velocemente, senza farsi notare; non ho mai visto un mister senza maglia, non li ho mai visti docciarsi post seduta, non li ho mai visti in mutande, seduti sulla panchina, parlare dell'allenamento...per me, per come tutti gli sportivi del mondo, cambiarsi al campo, prima di iniziare la seduta di allenamento, è un rito, un momento condiviso con altri mister, quasi necessario, composto da una serie di gesti che mi, ci, permettono di entrare con la testa nella seduta: mi allaccio l'orologio (che fuori dal campo nemmeno indosso), metto le scarpe da calcio, mi cambio per lo meno la maglia, tiro su i calzettoni, conto i cinesini...un rito, ormai classico, visti i tanti anni fin qui trascorsi in campo, che prende forma sempre, insieme al mio compagno di viaggio, con i compagni di squadra,  qualunque sia lo spogliatoio (una baracca, un albero di mango che crea ombra, l'aula di una scuola, il retro della macchina: ogni luogo è valido, ma non entro mai in campo senza), che su questi campi del mondo non ho ancora vissuto. O meglio, l'ho vissuto, ma sotto lo sguardo quasi spaventato degli altri, che mi fissano sempre come se stessi compiendo chissà quale oscenità. Poi non mi dicono mai nulla, ma colgo il loro imbarazzo, il loro disagio. Mi spiace per voi  allenatori, (مربی, come scrivete voi), ma io passo più tempo nudo che vestito in spogliatoio o in camera, chiedete ai vari Gabri, Juri, Lore, Robi... ci provo, ma mi viene difficile nascondermi. 

A lato di queste situazioni per noi stranissime, devo però sottolineare come comunque il paese stia cambiando, si stia aprendo, soprattutto per quel che riguarda la condizione delle donne. In questi giorni con Max, che ha molta più esperienza di viaggi di me in questo lato di mondo, notavo alcune cose per noi normalissime, ma che contestualizzate a questa realtà, rappresentano vere e proprie rivoluzioni, conquiste, vittorie. 

Oggi, ad esempio, dopo allenamento stavamo rientrando a casa in macchina, come sempre bloccati nel costante traffico di Tehran (c'è sempre traffico, incredibile! Anche all'una di notte. Sul serio: sempre!) e in strada con noi abbiamo notato auto guidate da donne, ma soprattutto ragazze in motorino, passeggere su moto da strada, col velo, chiaramente, ma con il golfino svolazzante per via del vento, i capelli in mostra, seppur parzialmente coperti, caviglie nude per la postura cui erano costrette. Insomma, una rivoluzione! Una conquista incredibile. Impensabile anche solo quattro anni fa. E parlando con le persone, sono tanti i cambiamenti in corso e in procinto di realizzarsi, che permetteranno alle donne di ottenere qualche libertà in più, per noi date per scontate, ci mancherebbe, ma veri successi vivendo in alcuni Paesi. 

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