sabato 17 settembre 2016

Ritorno in Persia

TEHRAN
Si balla, eccome se si balla. Sull’aereo del big jim sul quale ci siamo imbarcati a Istanbul per dirigerci nella capitale della repubblica islamica, le turbolenze si sentono con forza. E si balla più che ad un concerto punk. Con la stessa violenza, però.Per fortuna il viaggio è breve, tant’è che dopo nemmeno tre ore siamo pronti all’atterraggio…ballerino! Che fifa. Nonostante le luci dell’immensa città che si estende sotto di noi rendano affascinante il nostro avvicinamento a terra, i continui “balzelli”, gli scossoni, ma soprattutto la vista delle ali fuori dal finestrino che si muovono senza piegarsi, fortunatamente, su e giù, sotto la forza del vento, delle correnti che stiamo attraversando, scendendo attraverso i nuvoloni neri che circondano Tehran, non nascondo mi abbiano non poco spaventato e il sudore che scorre a rigoli sulla mia schiena ne è testimone. “Tutto bene, viaggio tranquillo”, sono chiaramente le prime parole pronunciate toccato, gioendo internamente, il suolo iraniano, ma in realtà queste ultime tre ore, pur trascorse rapidamente, non son state propriamente piacevoli. Ma va bene così. Ora ci siamo. Sani, salvi e pronti tutti e tre, io Robi e Max, alla missione. Già perché dopo i cinque anni di stop, il check di maggio, eccoci ora qui a dare il via alle danze: domani (vaffanculo, alle 7:30 ci vengono a prendere! Siamo atterrati a mezzanotte, ora che siamo arrivati in hotel, da dove ora sto scrivendo, sono arrivate le due, ore 6:40 sveglia…anche senza Anna, si dorme pochissimo anche questa notte!) saremo in campo coi nostri bambini, 150, i nostri mister, 3, per dar forma noi alle sedute di allenamento, iniziando così a mostrare il nostro metodo di lavoro, così distante, così diametralmente diverso, dal loro. Già, perché qui i bimbi, per lo più profughi afgani, seguiti dalla fondazione Leila, che da' loro la possibilità di andare a scuola e di praticare sport, sono abituati a scendere in campo in 75 alla volta, seguiti da un solo mister…be’, si, direi che siamo un po’ distanti come metodo di lavoro. Da domani si inizia a cambiare.

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