domenica 18 settembre 2016

A gambe coperte

TEHRAN 2 secondo giorno


Terminato l’afterhours in campo, con doppia sessione, dalle 9 alle 13, senza sosta (bella vita che fai…mi riecheggia sempre nell’orecchio), con una parte dei nostri 150 bambini locali (figli di profughi afghani, legati all’associazione Popli Khalatbari) e conclusa la riunione con gli allenatori, decidiamo di muoverci tutti insieme “nel miglior ristorante di kebab di tehran”, millantano, ma…abbiamo i calzoncini corti! "Non avete la tuta lunga", ci domandano un po’ preoccupati. Cacchio, no, dovevo fare allenamento: qui posso usare i pantaloncini! Chi ci pensava al fatto che saremmo potuti uscire per strada dove certo non possiamo mostrare le nostre nude e impudiche gambe. Quindi? Be’, alzate i calzettoni, ci suggeriscono…non male. Due provetti Nureyev in giro per la città, con gli occhi della gente addosso, incuriositi e alcuni infastiditi nell’osservare due arroganti occidentali che osano abbigliarsi a loro piacimento a casa di altri. Assurdo. E ancora più assurdo quando oggi siamo andati in un caffè per un pranzo veloce e leggero e, poiché noi due ritardati ancora non ci eravamo preparati, portandoci i calzoni lunghi, non volevano farci sedere! Sempre per il solito motivo: le gambe nude. Abbiamo allora rimediato come ormai  consuetudine con i calzettoni alti alla TT Henry, ottenendo di entrare, ma…fatti accomodare in un angolo del locale, di modo da non essere troppo visibili, perché la “polizia morale” potrebbe fare storie. Per fortuna Leila, la nostra referente locale, è una iraniana “moderna” e ci porta nel tavolo centrale senza troppe storie, chiedendoci solo di tenere alti i calzettoni, ma la gente intorno non sembra tanto d’accordo: sono tanti quelli che ci fissano in malo modo, tra lo spaventato e l’infastidito. Uomini, donne, anche ragazzi. Davvero incredibile. E dire che mi sembrava così cambiato il Paese l’ultima volta, più aperto, più tollerante. Invece in questi giorni sono stato smentito. Certo, gli sguardi potevano anche essere di compatimento, perché con quei calzettoni tirati sopra il ginocchio sembravamo proprio due babbazzi, però i loro occhi mi sembravano più accusatori che altro. Peccato. Per loro e per noi. Per loro perché certo non deve essere facile vivere in un simile contesto, per quanto sicuramente abituati, ma per noi perché…cacchio, col caldo che fa i calzoni lunghi sono una pena!!! Anche per correre, per allenarmi con Robi, sono stato costretto a infilarmeli, sacrificando i miei tanto amati pantaloncini da corsa, sudando così il doppio del normale, che già non è poco, ma soprattutto lottando tutto il tempo con il cavallo dei pantaloni, visto che sono super attillati e le mie gambone non si trovano tanto bene al loro interno!!! Che fastidio!!!Be’, domani nello zaino metto anche i pantaloni lunghi, promesso. Basta danzare per strada.

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