venerdì 16 gennaio 2015

Angola!!!

Ancora una volta, Angola.

Quando esci dall’aereo e l’aria umida ti investe, ti si appiccica addosso come un adesivo, regalandoti quella stessa sensazione che provi dopo una doccia in un caldo, caldissimo pomeriggio estivo, capisci di esserci di nuovo: Luanda. E quando poi impieghi un’ora per uscire dall’aeroporto e trovi ad attenderti non Padre Stefano, bensì uno dei suoi ragazzi, in questo caso Goveia, a fare le sue veci, essendo lui troppo impegnato già alle 6 del mattino per venirci a prendere, e con lui ti ritrovi ingaraffado, ossia imbottigliato, lungo accidentate, sconnesse e polverosissime strade, conquisti la certezza assoluta: Luanda. Luanda la mutevole, come disse Max un anno dopo che gli chiesi di definire con un aggettivo le più grandi città africane, colei che non è mai la stessa nel corso delle nostre classiche due visite annuali: sempre coinvolta in lavori, ristrutturazioni, cambiamenti che la stravolgono, la rinnovano, la rendono nuova ogni volta. Io sarei banalmente ricorso a un "la caotica” per descriverla, visto il traffico perenne ad ogni sua “rua”, la gente che corre, va e viene in e da ogni dove, le difficoltà esagerate che ti presente come conto per ogni cosa, ma riconosco che anche Max con una sola parola è riuscito a cogliere sufficientemente l’essenza della capitale Angolana. 
Rieccoci qui, dunque, pronti per una settimana di fuoco, dopo una lunga sosta, necessaria, dovuta alle vacanze di Natale; dopo un mese, rieccomi in marcia in Africa, per il progetto più complicato, ma che sicuramente più è cresciuto, tra quelli del continente nero. Qui siamo presenti dal 2007 e da quel lontano novembre abbiamo dato forma a diverse “cellule”, centri Inter Campus, sia a Luanda che in alcuni posti vicini e meno vicini, accompagnando i progetti educativi dei salesiani di Don Bosco con la parte sportiva, con il calcio, coinvolgendo sessanta allenatori in tutto e conseguentemente più di mille bambini, allontanati dalla strada e avvicinati ad una realtà educativa quale quella salesiana, pronta a lavorare per loro e con loro per costruire un futuro anche per coloro per i quali non era previsto. Da queste parti, infatti, le ricchezze sono enormi, legate al petrolio soprattutto, ma anche allo sfruttamento dei giacimenti minerari del paese, ma è limitata alle fameliche e avide mani di pochi, che relegano la maggioranza degli angolani ai margini della società, lontani da istruzione e condizioni di vita privilegiate che tengono gelosamente per se’. E questa cosa è maledettamente evidente, partendo già dall’aereo: è fastidioso vedere che intorno a te, su quel boeing proveniente dall’Europa, il 90% dei passeggeri sono bianchi di questa o quella azienda multinazionale, diretti in questo posto devastato fino al 2001 da una spaventosa guerra civile per rubare ciò che dovrebbe essere loro di diritto. E quei pochi neri che ci sono sono quegli stessi che insieme ai bianchi si spartiscono la torta, incuranti del resto della popolazione, ma anzi ancor più avidi e famelici dei fratelli scoloriti. E ogni volta che torno mi sembra peggio. Proviamo, allora, a dare noi una mano, seppur piccola, a questa parte di realtà, altrimenti dimenticata: coloriamola di nero e azzurro e facciamola crescere e divertire. Via allora!!! Si comincia! 

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