martedì 22 gennaio 2019

Viaggio della speranza


MEDENINE
Viaggio della speranza anche questa volta per arrivare in questo luogo sperduto, nell’entroterra tunisino, vicino al confine con la sempre calda, e non climaticamente parlando, Libia: aereo che decolla alle 8:30 da Linate e dopo uno scalo lungo, lunghissimo, a Parigi, secondo aereo che atterra alle 18 a Djerba; da li 1 ora e 33 minuti in una scomodissima macchina per arrivare al nostro “hotel”. Scomodissima perchè Adel, il nostro principale referente se dovessimo iniziare a giocare anche in questo campo del mondo, è venuto con Bashir, l’eventuale allenatore, e quindi siamo in 5 in auto e uno dei 5 è alto circa due metri e un altro è piuttosto…come dire…ingombrante (non me ne voglia). Di conseguenza gli spazi all’interno dell’abitacolo iniziano a scarseggiare nel momento stesso in cui saliamo a bordo. Lorenzo poi, per non farci mancare nulla, ha iniziato a star male a Parigi e arrivati a Djerba era già cadaverico, con febbre e male in ogni parte del corpo, poveraccio, quindi per cercare di alleviare un po’ le sue sofferenze si è cercato di lasciargli un po’ di spazio in più, con ulteriore riduzione della comodità. Insomma, per farla breve, quando alle 21 circa metto piede in quella baracca che già a giugno ci aveva accolto, sono tutto anchilosato e stanchissimo. E il mattino dopo il mio corpo presenta il conto: sveglia presto per andare ad allenarmi, ma già scendendo dal letto sento che la schiena non è propriamente “sciolta”, decontratta. Provo un rapido scarico della zona lombare convinto che la corsa non potrà che farmi bene, ma l’esperienza si trasforma dopo poco più di 500 metri in un vero calvario: zona lombare cementata, ogni passo è uno spillo nella colonna vertebrale, ogni movimento è una riduzione della mia mobilità. Son di coccio, come tutti coloro che amano fare sport, stringo i denti, certo del fatto che ora le endorfine rilasciate dal mio corpo inizieranno il loro lavoro, permettendomi di chiudere il lavoro programmato per la mattina, ma sembra che oggi il mio sistema endocrino sia in sciopero e invece di alleviarsi il dolore aumenta. Niente, devo cedere e mestamente, a testa bassa, sofferente, rientrare. Sento già le voci di voi quattro lettori: “l’età che avanza…caro mio, non hai più vent’anni…40 si fanno sentire” e altre amenità del genere. Ma va la’! Oggi che abbiamo del tempo libero dopo l’importante riunione organizzativa (fondamentale direi) mi rimetto in piedi. Vedrete. Non si può dir altro se non “benvenuto a Medenine”. 



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